Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla. (Lao Tzu)
Nessun dato sensibile per i mercati in uscita oggi. Siamo all’inizio dell’anno e vorremmo mettere in risalto alcuni temi che riteniamo guideranno gli investimenti nei prossimi 12 mesi e oltre. Tra questi riteniamo importanti: l’impatto della tecnologia sulla crescita delle produttività, l’inflazione e il tema ESG. Sul primo punto cominciamo con il chiederci se la continua innovazione tecnologia – aiutata dagli investimenti pubblici – sia sufficiente ad assicurare la crescita economica oppure se i problemi strutturali, esaltati dal Covid-19, non possano erodere la produttività. Domanda difficile, lo so. I semi sono stati piantati e nei prossimi anni daranno sicuramente frutti: si chiamano blockchain, sequenziamento genico, robotica e automazione, Intelligenza artificiale e informatica quantistica. I germogli sono in grado di modificare la composizione degli indici di mercato molto più di quanto l’innovazione tecnologica degli ultimi anni lo abbia già fatto. Il sostegno fiscale agli investimenti necessari non manca: basti pensare che nel 2020 questo è stato pari al 15% del PIL mondiale e che mai nella storia moderna è stato così elevato. Stimoli fiscali i cui benefici effetti saranno visibili non solo nel 2022, ma soprattutto nei prossimi anni. Due sono i rischi che potrebbero frenare la crescita: l’indebitamento e l’invecchiamento demografico.
Il secondo punto, l’inflazione, è il tema più urgente e con un impatto immediato sui consumatori. Il grande dibattito è se l’attuale crescita dei prezzi sia da considerarsi transitoria. Negli ultimi 30 anni le spinte deflazionistiche sono state alimentate dall’innovazione tecnologia e dalla globalizzazione. Tendenze che riteniamo non siano affatto esaurite ma solamente affievolite e potrebbero dare nuovo impulso alla decrescita dei prezzi. Dall’altra parte alcune forze giocano a favore di una ripresa inflattiva: carenza di manodopera, prezzi del petrolio e del gas, tensioni geopolitiche. Ma anche la volontà dei governi che con una inflazione maggiore agevolerebbero il rimborso futuro del debito contratto oggi. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Inflazione si, ma controllata e non superiore al 3% annuo (significa che fra 10 anni il debito vale il 30% in meno di oggi).
Sul tema ESG, il 2022 potrebbe segnare un punto di svolta. I trend della sostenibilità sono destinati a condizionare gli investimenti di molti operatori di mercato. Le opportunità d’investimento potrebbero essere importanti, anche se riteniamo che la spinta verso la sostenibilità possa essere accompagnata da numerose difficoltà di implementazione e da una volatilità macroeconomica. Secondo le stime del rapporto dell’International Panel on Climate Change, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio necessita investimenti complessivi pari a 2.400 miliardi di dollari entro il 2035. Questi costi/investimenti vanno considerati nel contesto di una più ampia analisi costi/benefici per la società nel caso in cui la transizione non si verifichi. ESG non è tuttavia solo sinonimo di cambiamenti climatici. ESG è sinonimo soprattutto di prassi aziendali responsabili, gestione del rischio e volontà di cogliere le opportunità. Se la futura economia mondiale è un puzzle, la crescita, l’inflazione, l’attivismo ESG e le politiche economiche sono le tessere che lo compongono.
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