Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Non puoi costruire muri attorno ai mercati finanziari senza finire per restarne intrappolato» (Alan Greenspan)
Tra ottimismo e incertezza: l’ombra dei dazi USA-Cina continua a influenzare i mercati. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina rimangono il principale catalizzatore dei mercati finanziari, con nuovi sviluppi che alternano spiragli di ottimismo a elementi di incertezza. Dopo i colloquii tenutisi in Svizzera, si è parlato di una potenziale riduzione dei dazi USA sulla Cina fino al 60%, sebbene il presidente Trump abbia corretto il tiro dichiarando che una tariffa intorno all’80% sarebbe più appropriata. Proprio il progressivo scenario di de-escalation ha spinto recentemente al rialzo i mercati azionari, con lo S&P 500 che ha rapidamente recuperato fino a tornare a multipli elevati (21 volte gli utili attesi). Tuttavia, secondo gli analisti, gran parte delle notizie positive potrebbe già essere stata prezzata, considerando anche che le tariffe resteranno comunque onerose e che il mercato continua ad aspettarsi una crescita degli utili a doppia cifra per il 2025 e il 2026. Ulteriori preoccupazioni derivano dalla complessità politica e operativa che sta affrontando la legge di riconciliazione fiscale repubblicana, mentre la Federal Reserve continua a predicare una «pazienza» che rende meno probabile un imminente taglio dei tassi. Le previsioni sull’anno sono passate da 3 a 2 tagli.
Europa compatta sugli USA: nessun compromesso senza vere concessioni
I leader europei, con in testa il cancelliere tedesco Merz e la presidente della Commissione Europea von der Leyen, hanno presentato un fronte compatto nella gestione della trattativa commerciale con Washington, escludendo accordi bilaterali separati tra singoli Stati e gli USA. L’Europa insiste sull’offerta originaria di una completa eliminazione dei dazi su base reciproca, ma Trump chiede concessioni più incisive, soprattutto sulle barriere non tariffarie come gli standard tecnici, le normative alimentari e i componenti automobilistici. Bruxelles ha già predisposto una lista dettagliata di beni americani del valore di circa € 95 miliardi che potrebbero subire controdazi, qualora le trattative fallissero. Nel frattempo, cresce la preoccupazione europea per l’accordo tra USA e Regno Unito, in cui Washington avrebbe imposto al partner britannico rigorosi requisiti di sicurezza mirati a escludere la Cina dalle catene di approvvigionamento strategiche. Secondo diversi osservatori, tra cui Eurointelligence, la trattativa USA-EU potrebbe rivelarsi molto più complicata del previsto proprio per questi ostacoli regolatori.
L’indicatore di Bloomberg lancia un alert: aumenta il rischio correzione per l’S&P 500
Secondo il Bloomberg Equity Market Regime Model, l’indice S&P 500 è entrato in una fase che storicamente preannuncia rendimenti negativi. L’indicatore, che suddivide il ciclo in tre fasi (accelerata crescita, crescita moderata, declino), è entrato nella zona rossa proprio a marzo e aprile, in coincidenza con la massima incertezza legata alla politica tariffaria di Trump. Le sette volte precedenti in cui il modello aveva raggiunto questo stadio sono state seguite, in media, da una discesa del 5,6% dell’indice nei successivi 12 mesi. La fase rossa arriva dopo 21 mesi in regime neutrale, segnalando che ci potrebbe essere ancora spazio per ulteriori perdite. La politica commerciale degli Stati Uniti continua a rappresentare una minaccia concreta per le prospettive degli utili societari, già in rallentamento, nonostante le recenti spinte al rialzo del mercato. Come sottolineato da Seth Merrill, Chief Investment Officer di Crewe Advisors, «la convinzione diffusa è che l’amministrazione Trump attenuerà i dazi quando il rallentamento diverrà più evidente anche sul mercato del lavoro. Ma potrebbe essere già troppo tardi: se le aspettative sugli utili dovessero deteriorarsi ulteriormente, il mercato potrebbe reagire con nuove vendite».