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Insights 20 Mar 2023

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Sfuggire alle tasse è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio” (John Maynard Keynes)

E’ durata poco la festa. Il titolo First Republic Bank ha lasciato sul terreno il 20% nella seduta di venerdì ovvero -70% dallo scoppio della crisi, nonostante il supporto di 11 banche di grandi dimensioni. La società potrebbe infatti avere bisogno di molte più risorse gettando un’ombra funesta sullo stato di salute delle banche statunitensi e l’attività di vigilanza. Tra l’altro è stato reso noto che il Ceo della banca aveva veduto $12 milioni di titoli nei mesi precedenti lo scoppio della crisi. Infine la Fed ha reso noto di avere prestato oltre $150 miliardi di dollari alle banche. Un record, che supera i $111 miliardi del 2008. Più o meno quanto lo Stato Svizzero, attraverso Ubs, avrebbe speso per il “salvataggio” del Credit Suisse ovvero €100 miliardi di linee di credito e €2 miliardi per il patrimonio della banca. Pochi mesi fa il Credit Suisse aveva concluso con successo un aumento di capitale da oltre €4 miliardi. Il punto è che Non è chiaro se questi fondi vengano utilizzati per esigenze di liquidità o per sostenere la crescita dell’economia attraverso i prestiti. Nel frattempo SVB Financial Group, società che fa capo a SVB, ha presentato istanza di fallimento (Chapter 11) con l’obiettivo di prendere tempo con i creditori per tentare un piano di rilancio. Nel complesso una situazione che aumenta le attese per uno stop da parte della Fed del trend del rialzo dei tassi in occasione della riunione di mercoledì. Al momento la probabilità è del 50%, mentre al 50% per un rialzo di 25 punti base. Infine il prezzo dell’oro a un passo dai 2mila dollari, e del bitcoin, sui massimi da 6 mesi e migliore settimana da gennaio 2023, fanno capire come il mercato stia spostandosi verso attività rifugio (fly to safety) ovvero esposte al ribasso dei tassi di interesse.

Il giorno della Civetta

Citigroup definisce civetta Christine Lagarde, ovvero senza nessuna posizione forte e in attesa di capire come evolverà la situazione. Giusto non dare messaggi forti che potrebbero essere male interpretati anche considerato che la numero uno della Bce è stata spesso criticata sul piano della comunicazione. Quindi attese confermate, in Europa, in materia di politica monetaria, anche considerato che il processo di disinflazione dell’economia è più lento delle attese con il livello core del costo della vita che sta continuando a salire mentre in Usa no. Quindi se la Fed, questa settimana dovesse prendere una pausa di riflessione non ci dovremmo stupire. Tra l’altro gli investitori statunitensi scommettono sempre di più su un cambio di politica monetaria con il rendimento del titolo Usa a 2 anni che ha perso oltre l’1% nel corso dell’ultimo mese (dal 5% al 4%) spingendo la curva dei tassi ad appiattirsi a una velocità che non si ricorda da oltre 20 anni. Attenzione invece al fatto la Bce ha cambiato la guidance: nel comunicato stampa si fa riferimento al fatto che l’inflazione sia troppo alta troppo a lungo ma senza confermare che i rialzi dei tassi resteranno elevati (50 punti base) e costanti, aprendo quindi alla possibilità di usare altri strumenti per gestire la stabilità finanziaria o nuovi, se necessario.

Arriva la riforma fiscale

Ok del Consiglio dei Ministri alla legge delega sulla riforma del fisco. Tra i punti di maggiore rilevanza la tassazione per cassa delle rendite finanziarie, ovvero un fisco più aderente alla realtà. Chi ha dei capitali da investire li affida infatti a dei gestori che cercano di ottenere dei risultati ovvero rendimenti, attraverso diversi strumenti che tuttavia oggi non hanno la stessa tassazione. Il nuovo fisco finanziario cercherà di essere uniforme tra tutte le forme di rendimento. Per le imprese è invece prevista l’abolizione dell’Irap. Si tratta della sfida più grande in quanto occorre trovare €15 miliardi, per compensare le minori entrate, e che difficilmente potranno essere recuperati attraverso il gettito l’Ires attualmente al 24%. Il rischio è quindi di vedere aumentare l’aliquota Ires oltre il 30% che renderebbe l’Italia non competitiva. Interessante invece la riduzione dell’Ires in funzione degli investimenti e delle assunzioni di personale. Iniziativa che potrebbe avere un impatto positivo sulle Pmi ed in particolare quelle quotate su Euronext Growth Milan. Infine attenzione alla global minimum tax che riguarderà le imprese con oltre €750 milioni di fatturato ovvero quelle che rappresentano il futuro del Paese. Un meccanismo che “respinge” gli aiuti di stato ovvero le decisioni di politica economica a favore delle imprese sono neutralizzate. Quindi eventuali incentivi fiscali andranno sempre pensati in questa prospettiva, per evitare di creare false aspettative e rendere il Paese meno attrattivo sul pano degli investimenti internazionali.