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Insights 23 Dic 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti” (Henry Ford)

Primo, non prenderle. Il dogma del “calcio” all’italiana potrebbe essere la strategia vincente nel corso del prossimo anno. Il 2022 volge al termine e se il rally di natale è quasi definitivamente archiviato (manca solo la seduta di domani) sono poche anche le speranze di un capodanno col botto. A gettare acqua sul fuoco della speranza ci hanno pensato i dati macro diffusi ieri negli Usa tutti peggiori delle attese: Pil in forte crescita, disoccupati in aumento ma di poco, spese dei consumatori in aumento. L’economia Usa è forte e, di conseguenza aumentano i timori sul proseguimento della stretta monetaria in corso da parte della Fed. Le residue speranze del rally sono riposte nel dato macro di oggi alle 14:30 ovvero l’indice dei prezzi delle spese personali principali a novembre: previsto un aumento dello 0,2%, in linea con la rilevazione di ottobre. Si tratta di una statistica che la Fed tiene in grande considerazione per orientare le proprie scelte. Powell&C continuano a guidare i mercati verso tassi superiori al 5% nel 2023, sebbene raggiunti a un ritmo meno frenetico del 2022, mentre il mercato, non si sa bene perché, continua a prezzare tassi più bassi, ovvero nell’intorno del 4,5%, con un picco tra il Q2 e Q3 del 2023, a cui farà seguito un successivo taglio. Poche certezze, che inducono a pensare come, almeno per la prima parte dell’anno, gli investitori, grazie anche al ritorno su tassi di rendimento reali positivi, privilegeranno lo schema 60-40 nel rapporto bond-equity, con una preferenza per gli Usa rispetto all’Europa dove la guerra sembra tutt’altro che all’epilogo con le conseguenze del caso.

Non si ferma il gas con le mani

Che il 2022 sia stato un anno di grandi speculazioni lo dimostra anche la volatilità del prezzo del gas naturale sulla Borsa di Amsterdam. Nel corso degli ultimi 3 mesi i prezzi sono passati da €202 a un minimo di €92, per poi risalire a €165 e di nuovo crollare sino al bottom di ieri fissato a €90, dopo 5 sedute consecutive al ribasso e sui livelli pre-guerra. Un movimento che prende origine da diversi fattori, economici, climatici, infrastrutturali (maggiore uso del GNL le cui importazioni in Europa sono ai massimi storici, stoccaggi pieni) e politici ovvero la telenovela della fissazione del tetto (o meglio della soglia mobile) al prezzo del gas russo, conclusasi con un compromesso al fotofinish, ma su valori che, rispetto a quelli attuali paiono stellari. Per la Premier Giorgia Meloni si è trattato di una vittoria dell’Italia che riuscirà ad arginare la speculazione. Ma per ora non sembra essere così: tra le quotazioni attuali e il tetto, c’è un differenziale del 100%. Attenzione poi ai rischi del mercato grigio, paventati dalla Bce, ovvero contrattazioni bilaterali fuori dal TTF che renderebbero inutile o fittizia la quotazione del gas ad Amsterdam. I prezzi infatti non li fanno i politici ma la legge del mercato ovvero l’incontro tra domanda e offerta. Se la recessione attesa nei primi 3 mesi del 2023, sarà, come tutti ci auguriamo, morbida, l’inverno magari rigido, e ci si dovesse emettere di mezzo qualche sciopero dei portuali del gas, allora i prezzi tornerebbero fuori controllo.

Guru nei guai

Non si ferma il calo di Tesla a Wall Street. Per la società di Elon Musk i mille miliardi di capitalizzazione toccati nell’ottobre del 2021 sono un lontano ricordo. Il titolo ha perso il 60% del proprio valore soltanto nel 2022, bruciando tutti i guadagni accumulati negli anni precedenti. Le cause sono diverse ma una in particolare: la necessità di Musk di fare cassa, vendendo titoli sul mercato, per comprare azioni Twitter. Infine emerge qualche dubbio anche sulla bontà del modello di business, dopo che il gruppo ha deciso di raddoppiare a $7.500 lo sconto applicato in Usa su due tipi di veicoli, sollevando dubbi sulla tenuta della domanda. Tra i pochi a credere ancora nell’ex re Mida del tech, c’è Cathie Wood, “guru” del fondo, ARK Investment Management, che sta continuando ad acquistare Tesla dopo che il titolo è scivolato sotto la soglia psicologica dei $150. Tesla è la principale partecipazione di ARK con un peso dell’8,56%. Cathie ha poi acquistato azioni di Coinbase, piattaforma che consente il trading su Bitcoin ed Ethereum, ed infine di Block Inc. Il destino unisce il re e la regina del tech, ma il loro trono vacilla sotto i colpi della Fed. Chi getterà la spugna per primo?