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Insights 4 Feb 2022

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

Nel mondo degli affari, lo specchietto retrovisore è sempre più chiaro del parabrezza (W. Buffett).

Vendite al dettaglio Europee di dicembre in uscita oggi alle 11:00 (stima -0,5% contro 1% di novembre) e tasso di disoccupazione di gennaio in USA alle 14:30 (stima 3,9% invariato rispetto a novembre). Ieri la Lagarde ha sostanzialmente confermato le attese della vigilia: tassi invariati fino alla scadenza degli acquisti netti (2023), fine del Peep a marzo 2022 e reinvestimento dei titoli in scadenza almeno fino alla fine del 2024 e comunque finché sarà ritenuto necessario per mantenere le condizioni di liquidità favorevoli alla normalizzazione monetaria, come deciso a dicembre. Qualche precisazioni (attesa) c’è stata e riguarda le ulteriori valutazioni delle condizioni di politica monetaria, che verranno fatte nel meeting del 10 marzo prossimo in funzione dei dati. In una parola, la BCE si è giustamente riservata flessibilità operativa. Che detto in altro modo significa che a marzo se le proiezioni sull’inflazione presenteranno significative revisioni al rialzo per il 2023 e il 2024, probabilmente il percorso di uscita sarà accelerato (scenario che peraltro il mercato sta già prezzando).

Nell’incontro la Lagarde si è soffermata a lungo sull’inflazione, spiegando che effettivamente la fiammata al rialzo ha destato più di una sorpresa, ma che la crescita dei prezzi è principalmente dovuta all’energia e ai beni alimentari. Questo significa che l’inflazione permarrà più a lungo del previsto, ma che comunque è destinata a ridursi nel corso dell’anno. Al momento non si vedono pressioni salariali, ma non è escluso che la riduzione del potere d’acquisto dei salari non possa risultare in richieste di aumento che potrebbero riaccendere la spirale inflazionistica prezzi-salari: negli ultimi 15 anni infatti i salari reali sono calati un po’ in tutta Europa: Italia – 8,1%, Spagna -4,8%, Croazia – 8,5%, Portogallo – 9,1%, Grecia – 20,2%, mentre sono aumentati del 12% in Germania e del 7,8% in Francia.

Per quanto riguarda la crescita economica, è prevedibile che nel primo trimestre rimanga al di sotto del suo potenziale anche se le cause (strozzature nell’offerta e Covid-19) è previsto si riducano nel corso dell’anno. Considerate la stima di crescita del PIL attesa per l’intero 2022, pari al 4,3%, significa che nella rimanente parte dell’anno ci si attende una accelerazione.

A seguito della conferenza stampa, i mercati azionari hanno ulteriormente amplificato la volatilità andando a chiudere in territorio negativo. In pratica i mercati stanno sfidando la BCE. Difficile dire chi avrà ragione. Nel frattempo, la strategia corretta appare quella di diversificare gli investimenti, andando a privilegiare i titoli value e coprirsi comprando/vendendo call/put a seconda della propria posizione.