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Insights 16 Nov 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

Investire con successo significa anticipare le anticipazioni degli altri (J.M. Keynes).

Produzione industriale USA di ottobre in uscita oggi alle 15:30 (stima 0,7% contro -1,3% di settembre). In realtà, sono in uscita alle 10:00 anche prezzi al consumo YoY di ottobre dell’Italia (stima 2,9% contro 2,5% di settembre). Ed è proprio sul nostro paese che vogliamo concentrare l’attenzione, chiedendoci quale Italia stia uscendo dalla pandemia. Secondo il report di Confindustria “Quale Economia Italiana all’uscita dalla crisi” dell’ottobre scorso, il nostro paese dovrebbe poter recuperare la flessione del PIL del 2020 (-9%) in anticipo rispetto alle stime iniziali e nella prima metà del 2022, grazie soprattutto agli investimenti fissi lordi (+27,9% nel biennio 2021-22 contro -9.2% del 2019) e alle esportazioni di beni e servizi (+20,1% contro -14% nel 2019). Diverso l’andamento dei consumi delle famiglie (+7,8% contro -10,7% del 2019) e dell’occupazione (+9,6% contro -10,2% del 2019) il cui pieno recupero è previsto avvenire nel corso del 2013. Nonostante la crescita del PIL sia più veloce che altrove, il gap rispetto al pre-pandemia è comunque ancora ancora ampio rispetto a quello degli altri principali paesi europei, perché la caduta del 2020 in Italia è stata maggiore: nel secondo trimestre 2021 era del -3,8% sul quarto 2019, in Germania del -3,3%, in Francia del -3,2% mentre gli Stati Uniti hanno raggiunto già il livello pre-crisi proprio nel secondo trimestre 2021.

A partire dal 4Q21 la crescita del PIL dovrebbe essere più moderata rispetto agli altri trimestri, quale effetto dell’esaurirsi della spinta iniziale dopo il crollo del 2020. Secondo Confindustria, l’Italia crescerebbe nel corso del 2022 a un ritmo di circa lo +0,7% in media a trimestre, che comunque è molto di più dello +0,3% a trimestre registrato nel periodo 2015-2018. La maggiore crescita è in prevalenza dovuta agli effetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e della politica di bilancio espansiva, che alimenteranno ulteriormente gli investimenti. Da non sottovalutare la possibilità che il pieno recupero dei consumi possa avvenire prima del 2023 a beneficio di una ulteriore spinta del PIL. Il PNRR vale 235,1 miliardi di euro tra 2021 e 2026: gran parte sono risorse europee, 204,5 miliardi, cui si aggiungono 30,6 miliardi di risorse nazionali. Secondo stime governative grazie al PNRR il PIL italiano potrebbe risultare più alto, rispetto allo scenario base, di +0,5 punti percentuali già nel 2021 e di altri +0,7 il prossimo anno. Cruciale sarà l’efficienza nella sua implementazione.

Contrariamente alle ultime due decadi, il motore dell’economia Italiana nei prossimi anni dovrebbero essere gli investimenti. Per gran parte del 2021 questi sono stati sostenuti dal settore costruzioni spinti dagli incentivi sulle ristrutturazioni e dagli investimenti pubblici, già oggi oltre i livelli pre-crisi. Gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto sono invece ancora inferiori ai livelli pre-pandemia. Nei prossimi trimestri continueranno la loro ripresa, grazie alla fiducia degli imprenditori che si mantiene elevata e al traino determinato dai nuovi investimenti pubblici, anche se la spinta è attualmente frenata da fattori negativi di offerta (aumento dei prezzi delle materie prime e la difficoltà a reperire alcuni materiali).

Lo scenario non è tuttavia esente da rischi (è normale che ci siano). In particolare: l’adozione di nuove restrizioni cui stiamo assistendo un po’ in tutta Europa, la carenza importante di materie prime e semilavorati che potrebbe diventare meno temporanea delle attese, così come meno temporanea potrebbe rivelarsi l’inflazione, l’implementazione del PNRR che è subordinata all’individuazione di una efficiente allocazione delle risorse, al rispetto dei tempi e delle modalità di attuazione degli investimenti. Last but not least, le difficoltà del mercato immobiliare Cinese i cui squilibri stanno emergendo con forza e che potrebbero creare problemi di liquidità al sistema, anche se per ora sembrano sotto controllo.

Sotto il profilo economico ci sono tutte le premesse perché l’Italia post-pandemia sia migliore rispetto alla precedente, anche se permangono alcuni squilibri strutturali. Siamo tuttavia convinti che il nostro paese abbia una storica occasione di investire notevoli risorse (che comunque non sono gratis) e garantirsi così una crescita di medio periodo compatibile con il suo potenziale (2-2,5%). In assenza di insormontabili intoppi e con una pandemia che finalmente molla la presa, riteniamo che il mercato azionario Italiano possa avvicinarsi ai massimi storici.