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Insights 18 Mar 2022

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

Non c’è niente di più rischioso della percezione diffusa che non esista alcun rischio (H. Marks).

Nessun dato significativo per i mercati in uscita oggi. Di solito, comprare durante i ribassi si rivela una buona strategia. E questo è stato tanto più vero nell’ultimo decennio, dove però il mondo è stato caratterizzato da una bassa inflazione e tassi reali negativi che ha dato modo alla banche centrali di correggere velocemente le deviazioni congiunturali dagli obiettivi di medio periodo, favorendo per questa via il mercato azionario. Il mondo è però cambiato e l’inflazione da problema economico è diventato un problema politico, visto che riduce il potere d’acquisto dei salari. E’ quindi lecito attendersi che l’azione delle banche centrali sarà quindi sempre più concentrata a contenere l’aumento dei prezzi, piuttosto che stimolare la crescita economica e favorire il mercato azionario.

Non si sono ancora fatti i conti di quanto costa al mondo in termini economici questa guerra, visto che non è ancora finita. Ma di certo non sarà poco. Il nodo delle banche centrali è venuto al pettine: alzare i tassi e combattere l’inflazione a discapito della crescita, oppure ritardare quanto più possibile l’aumento dei tassi aspettando una situazione più distesa, ma con il rischio che l’inflazione prenda piede e accenda la spirale salari / prezzi, poi difficile da spegnere. Come argomentavamo ieri, le indicazioni dei singoli governatori della FED puntavano ad un tasso mediano compreso tra l’1,75 e il 2%, pari ad altri sei rialzi quest’anno, ovvero un rialzo da 25 bp in ciascuna delle prossime riunioni. L’incertezza circa la durata del conflitto potrebbe tuttavia mettere in discussione le attese.

Per quanto riguarda gli investimenti, siamo convinti che fintanto che non si arriverà ad un accordo, i mercati continueranno ad essere guidati dalla volatilità. Meglio quindi puntare sui settori più difensivi (salute, immobiliare e utility) che hanno evidenziato una maggiore resilienza. Nonostante tendiamo ad escludere una grande crisi energetica a lungo termine in Europa (la più esposta ai prezzi dell’energia), ci aspettiamo che le utility in particolare possano essere sostenute da un rinnovato interesse degli investitori per le energie rinnovabili. La guerra tuttavia andrà a stimolare anche la crescita di altri settori, come per esempio quello delle infrastrutture, della sicurezza informatica e delle spese militari: la Germania per esempio, con una decisione storica, in quattro giorni ha concesso 100 miliardi di euro all’esercito, riconoscendo come la spesa militare fosse insufficiente.

Ma vediamo anche l’altro fronte. Ovvero quanto sono direttamente esposti i fondi Europei alla Russia. Secondo i dati di Morningstar Direct, al 31 gennaio 2022, le azioni Russe rappresentavano lo 0,27% degli assets (fondi e ETF), ovvero 32,8 miliardi di euro. Impatto quindi molto limitato.