Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’unico modo per migliorare domani è sapere dove hai sbagliato oggi” (Robin Sharma).
I falchi tornano ad aleggiare sui mercati. La prima seduta del mese di marzo ha chiuso in negativo su tutte le principali piazze finanziarie Usa ed Europe. Una doccia fredda sul rally causato dalle dichiarazioni dei vertici della politica monetaria europea. Secondo il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ci potrebbero essere altri rialzi da 50 punti base oltre marzo. La strada è ancora lunga prima di riportare l’inflazione al target del 2%. La media per il 2023 in Germania è attesa al 5/6%, per cui si allontana l’ipotesi della fine di una stretta sui tassi di interesse. La preoccupazione è il numero dei rialzi, esacerbata dalle pressioni del mercato sulle scelte della Bce che non piacciono ai banchieri centrali. Il terminal rate o il rate neutrale non è dato a sapersi. Tutto dipende dai “dati” macroeconomici, per cui in assenza di visibilità è molto probabile che la volatilità tornerà a farsi sentire. Per il superfalco Nagel, occorre fare di più anche con i riacquisti di Titoli di Stato, ovvero il quantitative tigthtening: €50 miliardi potrebbero non essere sufficienti. Il problema è che l’economia tedesca rallenta, per cui aumenta il rischio che sul Paese si abbatta la stagflazione, una sciagura per tutta l’Europa. Il primo trimestre del 2023 sarà ancora debole, dopo la delusione del quarto trimestre 2022. Nagel stima un soft landing o addirittura il segno più per tutto l’anno in corso. Ma più che una previsione, la sua appare come una speranza per evitare di avere sulla coscienza lo scoppio della crisi economica.
La Cina torna a ruggire
Se Usa ed Europa rischiano una recessione in Cina lo scenario è completamente diversa. La scelta di abbandonare la politica zero covid sta pagando. La manifattura cinese è sui massimi dal 2012, con l’indice PMI che ha superato la soglia dei 56 punti. Il mese di marzo potrebbe quindi essere positivo per la Cina. Derivata di questa prospettiva una ripresa del prezzo del petrolio. Pensiamo ad esempio ai consumi di carburante dei vettori aerei che scontano la ripresa della mobilità nazionale e internazionale della popolazione del gigante d’oriente. Lo scenario è quindi di no landing in Asia se non addirittura di robusta ripresa economica. Fortunatamente questo aspetto potrebbe anche condizionare positivamente il ciclo economico statunitense ed europeo. Il mese di marzo inizia però con importanti dati macro: oggi alle11 l’inflazione nell’eurozona a febbraio vista a +8,2% rispetto al +8,6% della rilevazione precedente, con un calo dello 0,2% su base sequenziale. Alle 13:30 saranno invece diffuse le minute del meeting inerente le decisioni di politica monetaria della Bce e alle 14:30 le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione in Usa che dovrebbero mostrare un leggero incremento sulla rilevazione precedente.
La settimana dell’auto
Questa settimana il Consiglio Europeo si dovrà esprimere sul nuovo regolamento europeo che mette al bando i veicoli con motori a combustione interna dal 2035. Una decisione che vede Roma e Berlino impegnate nel tentativo di ammorbidire gli obiettivi della Commisisone Europea per arrivare a una decisione unanime. Ma per passare il regolamento ha bisogno solo della maggioranza qualificata quindi non si può escludere una spaccatura nell’Unione. Nel frattempo Usa e Cina proseguono sulla strada dell’elettrico con Elon Musk che ha ipotizzato di potere arrivare a produrre 20 milioni di auto all’anno entro il 2030 anche se nel 2022 ha consegnato “solo” 1,2 milioni di veicoli. Tra le auto a marchio Tesla del anche un modello prodotto in Cina con sistemi di guida autonoma particolarmente avanzati e dotato di tecnologie in grado di immagazzinare l’energia solare. Mentre in Europa si litiga altrove si corre. Forse per reagire a questa situazione di empasse, Camfin ed MTP hanno siglato un patto parasociale sulla quota che Brembo detiene in Pirelli, con lo scopo di creare un nocciolo duro di azionisti italiani che possa bilanciare il peso dei cinesi di Sinochem che potrebbero presto uscire dal capitale del produttore di pneumatici. L’operazione aprirebbe la strada a una fusione tra Pirelli e Brembo che porterebbe alla nascita di un gruppo da oltre €10 miliardi di ricavi con a capo la famiglia Bombassei, e in grado di contendere la leadership alla tedesca Continental.
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