Il punto sul mercato di Integrae SIM

“La scelta migliore non è mai la più evidente, ma quella che anticipa il mercato.” (Benjamin Graham)
Europa alternativa a Wall Street? I mercati europei chiudono seduta della settimana in ribasso vicino ai minimi della giornata: STOXX 600 -0,1%, FTSE 100 -0,1%, DAX -0,5%, CAC 40 -0,2%. Piazza Affari limita i danni, con il FTSE Mib che arretra dello 0,35%, mantenendosi sopra la soglia tecnica di 40mila punti. Nonostante la seduta negativa, l’Europa continua a conquistare il favore degli investitori, attirata da valutazioni attraenti e rendimenti superiori rispetto agli Stati Uniti, secondo JPMorgan. La banca sottolinea come lo yield da dividendi europeo (3,1%) sia più del doppio rispetto agli USA (1,3%). Anche sul fronte dei buyback, l’Europa è in forte crescita, con un incremento del +160% nell’ultimo decennio e uno yield dell’1,4%, prossimo all’1,8% statunitense. Combinando dividendi e buyback, lo yield totale per gli azionisti europei si attesta al +1,6% oltre il tasso risk-free, contro il -1,1% degli Stati Uniti. Con un P/E forward medio di 15x (contro il 22x degli USA) e un payout ratio dei dividendi del 48%, secondo JPMorgan l’Europa offre ampi margini di crescita, sostenuti da un solido Free Cash Flow. Tra i titoli europei favoriti spiccano LVMH, SAP e UBS, riflettendo la solidità nei settori Finanziario ed Energetico. Ma non tutti sono ottimisti: Barclays ritiene che gran parte delle buone notizie sia già stata prezzata, prevedendo limitato spazio di crescita nei mesi estivi a causa delle tensioni commerciali e delle valutazioni elevate. Anche Citi è più cauta, suggerendo che la forza iniziale del mercato potrebbe attenuarsi con la fine degli effetti anticipati dei dazi.
Powell alle battute finali, forse.
A Wall Street la seduta di lunedì è stata poco movimentata: Dow Jones invariato, S&P 500 +0,09%, Nasdaq +0,31%, Russell 2000 +0,57%. La giornata non ha riservato grandi sorprese dopo i rialzi della settimana precedente, che avevano portato lo S&P 500 oltre il 20% sopra i minimi segnati dopo il Liberation Day. Sul fronte commerciale, i colloqui USA-Cina a Londra non hanno fornito indicazioni decisive, ma i media hanno evidenziato un possibile alleggerimento delle restrizioni cinesi sulle terre rare. Il presidente Trump avrebbe autorizzato il segretario al Tesoro Scott Bessent a negoziare anche sull’allentamento delle recenti restrizioni tecnologiche. Tuttavia, non sono ancora emersi dettagli conclusivi dai negoziati, che proseguiranno domani. Intanto, cresce l’attesa per la nomina del successore di Jerome Powell alla guida della Fed. Trump ha dichiarato venerdì scorso che la decisione arriverà «molto presto», ribadendo il suo malcontento per la mancata riduzione dei tassi. Il favorito per il ruolo resta l’ex governatore della Fed, Kevin Warsh, definito da Trump «molto stimato». Warsh recentemente ha espresso preoccupazioni sulla perdita di credibilità della Fed nella gestione dell’inflazione, sostenendo che tassi più bassi sarebbero possibili con un bilancio ridimensionato. Nonostante ciò, le sue posizioni recenti non divergono significativamente dalla linea della Fed attuale, che mantiene una politica di prudenza e pazienza. Gli investitori attendono quindi chiarimenti, consapevoli che una eventuale svolta nella leadership della banca centrale potrebbe influenzare profondamente le aspettative del mercato.
Outlook: l’Europa sfida la supremazia americana
Mentre il mercato americano si interroga sulle prossime mosse della Fed e sulla nomina del nuovo presidente, l’Europa sembra pronta a consolidare il proprio vantaggio relativo agli occhi degli investitori globali. L’analisi di JPMorgan punta a un futuro dove il Vecchio Continente potrebbe non essere solo un’alternativa tattica, ma un’opportunità strategica di lungo periodo, soprattutto in un contesto di dollaro debole. Tuttavia, lo scetticismo di Barclays e Citi ricorda che la strada non è priva di insidie: le tensioni commerciali potrebbero ancora indebolire le attuali valutazioni, e la stagionalità estiva potrebbe frenare l’ottimismo. In sostanza, la partita tra Europa e Stati Uniti è più aperta che mai. Forse il mercato ha già scelto da che parte stare, ma come sempre il verdetto definitivo lo daranno solo i dati. E fino a quel momento, il vero protagonista sarà ancora una volta l’incertezza.