Il punto sul mercato di Integrae SIM
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“La diplomazia senza le armi è come la musica senza gli strumenti.” (Otto von Bismarck)
Chi fermerà il rally? Le borse europee hanno chiuso in rialzo la seduta di lunedì, con lo STOXX 600 in progresso dello 0,5%, il FTSE 100 a +0,4%, il DAX a +1,3%, il CAC 40 a +0,1%, mentre il FTSE MIB ha registrato un +0,9%, avvicinandosi alla soglia dei 39.000 punti. Complice la chiusura delle Borse statunitensi il focus è stato sui nuovi massimi storici dello STOXX 600 e del DAX, mentre gli investitori hanno monitorato le tensioni geopolitiche. Gli Stati Uniti stanno preparando colloqui preliminari con la Russia per cercare di porre fine alla guerra in Ucraina, mentre i leader europei si sono riuniti a Parigi per un vertice d’emergenza sulla questione. Il Premier britannico Starmer ha annunciato l’intenzione di inviare truppe britanniche in Ucraina come parte di una forza di peacekeeping europea, per rafforzare il ruolo dell’Europa e ottenere maggiore sostegno dagli Stati Uniti. Proposta che ha diviso i leader europei. Crescono così i timori che Washington possa raggiungere un accordo con Mosca senza coinvolgere direttamente l’Europa, anche se il senatore Rubio ha dichiarato che Europa e Ucraina avranno un ruolo nei negoziati se la Russia dimostrerà reali intenzioni di pace. La prospettiva di una tregua sta già influenzando i mercati delle materie prime, con il petrolio che scende vicino ai $70 al barile, ai minimi da fine dicembre 2024, e il gas naturale europeo in calo del 6% sotto i €50/MWh, ai minimi da fine gennaio.
Powell con il freno tirato
Sul fronte della politica monetaria, la testimonianza di Jerome Powell al Senato degli Stati Uniti ha ribadito la posizione di prudenza della Fed. Il presidente della Federal Reserve ha dichiarato che la banca centrale non ha urgenza di modificare i tassi, lasciando intendere che il primo taglio potrebbe arrivare solo nella seconda metà del 2025. Powell ha evitato di commentare direttamente sulle politiche commerciali dell’amministrazione Trump, ma ha difeso l’operato della Fed, rispondendo implicitamente a Elon Musk, che ha proposto una riduzione delle agenzie federali avviando un intenso e duro programma di licenziamenti. I rendimenti obbligazionari sono saliti dopo le parole di Powell, mentre i mercati monetari continuano a prezzare un solo taglio dei tassi entro fine anno. Powell ha anche sottolineato il rischio che le politiche tariffarie di Trump possano alimentare pressioni inflazionistiche, un timore già espresso da numerosi economisti. Larry Summers, ex Segretario del Tesoro, ha avvertito che l’economia statunitense sta attraversando il momento più delicato per l’inflazione dal 2021, con il rischio di nuove fiammate dei prezzi se la politica fiscale e commerciale dovesse diventare eccessivamente restrittiva.
Dazi si ma graduali
Il piano della Casa Bianca sulle tariffe reciproche, denominato “Fair and Reciprocal Tariff Plan”, è stato ufficialmente presentato, confermando un approccio più graduale rispetto a quanto temuto. La direttiva prevede che le agenzie governative elaborino proposte specifiche sui dazi, con una serie di rapporti tecnici previsti entro il 1° aprile. Successivamente, il Dipartimento del Commercio e lo USTR avvieranno indagini per determinare quali barriere tariffarie e non tariffarie penalizzano gli Stati Uniti. Gli analisti di Wolfe Research hanno stimato che le nuove tariffe avranno un impatto limitato sul PIL e sull’inflazione, con effetti più marcati se verranno applicate a livello settoriale anziché generalizzato. La Casa Bianca ha già menzionato dazi mirati su auto europee, etanolo brasiliano e motociclette indiane, ma l’impatto complessivo potrebbe essere mitigato dagli accordi di libero scambio esistenti. Inoltre, cresce l’attenzione sulle barriere non tariffarie, come l’IVA europea, che potrebbe complicare le trattative. Wolfe Research ritiene che un aumento massiccio dei dazi rimanga improbabile, ma in caso di escalation potrebbe avere effetti negativi significativi sull’economia statunitense.