Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Gli imprenditori si misurano dai loro prodotti” (Diego Della Valle)
Fuga dalla Borsa, ma perché? Il rapporto tra Piazza Affari e le imprese familiari può essere conflittuale. Il principale oggetto del contendere è l’orizzonte temporale: per gli investitori la performance si misura nel breve termine, ovvero ogni trimestre, per il capitalismo familiare si va ben oltre il bilancio annuale. Della Valle lo ha fatto capire chiaramente “ritirando” la sua Tod’s da Borsa Italiana. Una storia durata 20 anni, e iniziata sullo stesso prezzo a cui oggi viene offerto di richiamare il titolo dal listino. Magra soddisfazione per gli investitori, anche se va ricordato che l’indice FTSE Mib nello stesso periodo ha fatto poco meglio, anche considerato lo stacco dividendi. Sarà quindi dolo la famiglia Della valle, probabilmente aiutata da quella degli Arnault, i proprietari di LVMH e soci al 10%, dare il giusto impulso allo sviluppo della società che nel prossimo futuro dovrà affrontare sfide importanti come l’avvento del metaverso. Speriamo non sia un addio, ma solo un arrivederci. La Borsa infatti non ha di per se una prospettiva di breve termine, ma è vero che essere quotati ha dei costi aggiuntivi il cui valore si apprezza nel tempo, e non sempre in modo tangibile come piace agli imprenditori. Prima di quotare una società, Integrae Sim fa un grande lavoro di educazione sui capi azienda, e il numero di operazioni concluse con successo, conferma la bontà di questa scelta.
Ai mercati piacciono le cattive notizie
I mercati continuano a salire, quasi indifferenti alle tensioni geopolitiche in espansione nell’estremo oriente. L’S&P 500 ha recuperato metà della perdita accumulata dai massimi del 2022, mentre Piazza Affari, nonostante la crisi di Governo e la campagna elettorale è sul gradino del podio delle migliori piazze finanziarie europee per performance dell’ultimo mese. Gli investitori non sembrano credere che ci sarà una recessione nell’immediato, e che quindi la FED abbia fatto un buon lavoro con la politica monetaria. Inizialmente l’inflazione è sfuggita dal controllo ma il ritardo è stato recuperato velocemente con robusti rialzi dei tassi (possibile ancora un target di 400 punti base per fine anno in USA), attesi in calo dal 2023. Una posizione condivisa anche da David Rubestein, con fondatore di Carlyle Group, tra i principali gruppi di investimento mondiale nel private e public equity. Altre cattive notizie che piacciono al mercato sono quelle sulla disoccupazione che in Usa inizia a dare segnali di risveglio. Oggi alle 14:30 il dato sulle buste paga non agricole a luglio: attese 250mila unità dalle 372mila del mese precedente.
Il peggio è alle spalle?
Se il mercato azionario da segni di ripresa anche l’obbligazionario tenta il recupero. Ricordiamo che per l’asset class dei bond l’inizio del 2022 è stato il peggiore dal 1878, mentre per le azioni ci fermiamo “solo” al 1970, per fare peggio. Ma da alcune settimane gli occhi degli operatori si stanno progressivamente spostando dal timore dell’inflazione a quello della crescita e sul fatto che le Banche Centrali interverranno per scongiurare la recessione con l’inevitabile inversione di marcia sul rialzo del costo del denaro. La conseguenza è una rotazione all’interno del comparto obbligazionario, in particolare dal corporate verso il governativo, che inizia a creare situazioni interessanti, anche su scadenze lunghe, principalmente in USA (dove il ribasso dei tassi potrebbe essere più rapido) e in parte in Europa: in Italia ad esempio con il BTP passato dal 4% al 3% di rendimento in mese.