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Insights 30 Gen 2024

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Non soffocare la tua immaginazione, non diventare schiavo del tuo modello” (Vincent V. Gogh)

La settimana sui mercati inizia con il segno meno anche se non accentuato, in Europa e all’insegna della parità a Wall Street. A livello mondiale, l’indice MSCI World fa invece segnare il massimo da 1 anno. Piazza Affari tra le peggiori riavvicina i 30mila punti per le vendite sul comparto bancario. I market mover sono tutti a concentrati a metà settimana con la riunione della Fed che tuttavia con molta probabilità lascerà i tassi invariati. Le aspettative sono anche per dichiarazioni morbide sul trend di discesa dei tassi, ovvero Powell si terrà ancora le mani libere su quando sarà effettuato il primo taglio. Anche in Europa le voci sono contrastanti: secondo Luis de Guindos, vice Presidente della Bce, la crescita resta debole per quanto riguarda l’eurozona ma non ci sono preoccupazioni sulla recessione. Mario Centeno, governatore della banca centrale del Portogallo, insiste sulla tempistica dei tagli dei tassi che deve essere “ridotta” mentre per Francois Villeroy, componente del board della Bce, in qualsiasi momento potrebbe arrivare un taglio dei tassi. A Wall Street continuano le trimestrali e questa settimana è il turno delle big tech, tra cui Microsoft da cui si aspettano notizie sulle attività nell’AI. Ma sia Bernstein che Goldman consigliano cautela anche in presenza di risultati migliori delle attese perché le valutazioni sono tirate. A livello geopolitico in primo piano l’attacco alla base americana in Giordania costata la vita a 3 militari e che ha fatto temere a un’escalation militare. Il petrolio non ne ha risentito più di tanto anche se dai minimi dell’anno siamo risaliti oltre gli $80. Poche tensioni sul mercato monetario con lo spread Btp-Bund scende a 150 punti base e il rendimento del Btp al 3,7%

Il Piano Mattei

La premier Giorgia Meloni ha presentato i dettagli del piano Mattei ovvero il programma di aiuti per i paesi africani che rappresenta una delle scelte politiche strategiche del governo in materia di politica estera. Si tratta di una dotazione iniziale di oltre €5,5 miliardi tra prestiti, donazioni, garanzie in settori come istruzione, sanità, cultura, acqua ed energia (rinnovabili e gas). Fondi già a bilancio dello Stato. Il programma è stato illustrato ieri a Roma alla presenza delle delegazioni di 57 di Paesi africani. Coinvolta anche la CdP che sarà coinvolta nella creazione di uno strumento finanziario ad hoc per effettuare investimenti a lungo termine sull’Africa. L’accoglienza dei leader africani è stata positiva. Un progetto che pur vedendo la presenza di Eni, Enel, Leonardo, Acea e Webuild, punta molto sull’iniziativa delle piccole e medie imprese quindi meno esposto ai rischi di neo-colonialismo ma piuttosto alla cooperazione. L’obiettivo è quindi fare nascere tante partnership con i propri corrispondenti africani per fare nascere iniziative a valore aggiunto. L’enorme disponibilità di materie prime dovrà essere utilizzata per sviluppare un’industria manifatturiera locale e non esposta per sostenere lo sviluppo delle nazioni europee, nord-americane o asiatiche. Un contesto positivo anche per le società quotate su Euronext Growth Milan che rappresenta Pmi di eccellenza e ad alto potenziale di crescita di Borsa italiana.

Mala tempora per il mattone

Il tribunale di Hong Kong ha disposto l’ordine di liquidazione di Evergrande dopo il mancato accordo con i creditori più importanti per la ristrutturazione del debito. I dettagli della decisione saranno diffusi nelle prossime ore, ma non è ancora chiaro come una decisione presa da un tribunale di Hong Kong possa poi concretizzarsi nella Cina continentale. Sembrerebbe quindi fallito il tentativo di salvataggio del colosso immobiliare cinese in crisi a causa di un debito da $330 miliardi. Le azioni del titolo hanno chiuso le contrattazioni in calo del 20% che portano la perdita in 3 anni al 98%. Una grossa tegola sul settore immobiliare già in crisi per il rialzo dei tassi di interesse che ha frenato soprattutto lo sviluppo di nuove iniziative. In Europa l’attenzione è tutta rivolta al futuro Signa, gruppo austriaco diventato in pochi anni il maggior proprietario di centri commerciali nell’Europa centrale con partecipazioni per €27 miliardi e progetti in fase di sviluppo per €25 miliardi a rischio svalutazioni con ricadute negative sui bilanci sugli istituti di credito esposti. Tra questi Unicredit che vanta €600 milioni di euro di crediti.