Home / Insights / Il punto sul mercato di Integrae SIM
Insights 24 Gen 2024

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Sforzati di non avere solo successo, ma piuttosto di essere di valore” (Albert Einstein)

Acqua sul fuoco. Listini misti in una giornata ricca di notizie soprattutto a livello corporate con le trimestrali Usa che sorprendono al rialzo. Il dato più rilevante è che si sta consolidando a una spaccatura, in termini di performance, abbastanza forte, soprattutto a livello settoriale, tra Usa ed Europa. Il riflesso dell’atteggiamento delle rispettive banche centrali che si trovano ad affrontare uno scenario diverso sul piano dei fondamentali dell’economia. In comune c’è invece il costante rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato. Il BTP è a un passo dal 4% di rendimento, dal 3,5% di inizio gennaio, mentre lo spread resta sotto controllo sotto la soglia dei 160 punti. Il T-Bond è invece oramai ben sopra il 4%. Attenzione al bitcon che continua a scendere. Dopo avere toccato il record da 2 anni, il prezzo è tornato a $39mila. Piazza Affari ha chiuso in rosso la seduta di ieri, riavvicinandosi al livello di 30mila punti, in conseguenza di vendite generalizzate su tutti i settori. Alla vigilia della riunione della Bce il programma di dati macro è piuttosto ricco: alle 9:30 l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero a gennaio in Germania, alle 15:45 l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a gennaio in Usa, infine alle 16:30 le scorte di petrolio greggio in Usa. In tutti i casi gli economisti si aspettano dati sotto la soglia che indica l’espansione dalla recessione. Nel frattempo il Governo cinese è pronto a iniettare $270 nel mercato azionario attraverso un fondo di stabilizzazione statale, insieme all’ordine impartito alle compagnie assicurative a non vendere azioni, così come viene mantenuto il divieto di vedere allo scoperto. Tutte mosse per cercare di invertire la tendenza di una Borsa che resta la peggiore al mondo da più di un anno.

Le banche al centro

Le banche centrali continuano ad influire non poco sui Mercati. Lo scorso 13 dicembre, il Presidente della Fed aveva fatto intendere la possibilità di una riduzione anticipata dei tassi, aprendo la strada a un forte rally di obbligazioni e azioni, non solo negli Stati Uniti ma nella maggior parte del mondo. Ma con l’inizio del 2024, le principali banche centrali, con l’eccezione del Giappone, hanno frenato l’entusiasmo, respingendo in maniera decisa le aspettative ottimistiche dei mercati. In poche settimane le probabilità di un taglio da parte della Fed in occasione della riunione di marzo sono passate dal 70% al 40%. Sebbene i temi del calo dell’inflazione e della bassa disoccupazione siano comuni a Stati Uniti, Regno Unito ed Europa, permangono importanti differenze per quanto riguarda le tempistiche nel cambio della politica monetaria. Negli Stati Uniti, i dati a breve termine dell’inflazione dei prezzi al consumo sono pari o prossimi all’obiettivo del 2%. Il rallentamento dell’inflazione salariale suggerisce che questa tendenza è costante. In Europa siamo invece ancora abbastanza lontani. Per questo a Wall Street l’S&P 500 tocca nuovi record grazie anche alle trimestrali che continuano ad essere positive guidando probabilmente il rialzo sino a quando non terminerà la diffusione dei risultati. Oggi la scia continua con i risultati di Tesla, ASML, Abbot, SAP e IBM. Nel frattempo ieri Netflix si è mossa in deciso rialzo dopo la diffusione dei risultati che hanno battuto le attese.

India super emergente

La Borsa indiana sale al quarto posto al mondo per capitalizzazione superando quella di Hong Kong. Il valore del mercato è raddoppiato nel corso degli ultimi 5 anni. Secondo Polina Kurdyavko, Head of BlueBay Emerging Markets, alla base della crescita indiana ci sono diversi elementi. Il primo è la demografia: l’India è il paese più popoloso del mondo e rappresenta un sesto della popolazione mondiale totale. Mentre il resto del mondo soffre di carenza di manodopera, l’India beneficia di forti dividendi demografici. Con il 70% della popolazione attiva e un costo del lavoro inferiore a quello della Cina, l’India ha offerto soluzioni agli stati che si trovano ad affrontare una recente carenza di forza lavoro, aumentando la produzione per velocizzare la catena di approvvigionamento o colmare il divario di manodopera. Vi è poi la vicinanza al Medio Oriente. Questo, insieme al miglioramento delle relazioni con paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Israele, solo per citarne alcuni, ha trasformato l’India in una nuova potenza in Medio Oriente. Altro elemento è il declino della Cina. Pechino è infatti diventata il dividendo geopolitico dell’India, che ha beneficiato dell’aumento delle tensioni geopolitiche tra Cina e Occidente offrendo una destinazione d’investimento alternativa. La Cina, da investimento strategico, è sempre più presente nell’asset allocation tattica degli investitori, mentre gli investimenti diretti si stanno spostando al di fuori dai confini nazionali, con aziende e impianti di produzione che si trasferiscono in India. Sul fronte geopolitico, l’India è riuscita a navigare con successo e a preservare in larga misura la propria neutralità in mezzo ai conflitti globali e a mantenere una relativa stabilità politica, tanto che le elezioni presidenziali sono considerate un non-evento.