Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra” (Jim Morrison)
Aspettiamo con fiducia il giorno in cui si avvererà la profezia del cantante dei Doors, e si metteranno dei fiori dentro le bocche dei cannoni. Nel frattempo dobbiamo assistere allo scoppio di un altro conflitto che già nei primi giorni di battaglia è costato migliaia di morti. Un fattore di instabilità che porterà un ulteriore aumento della volatilità (sui massimi da 3 mesi) sui mercati finanziari già scossi dalle decisioni delle banche centrali e dai venti di recessione sempre più forti. Le Borse di Israele e Arabia Saudita, tra le poche aperte nel giorno dello scoppio del conflitto, hanno perso rispettivamente il 7% e il 2%. Poco mossi invece l’oro e il bitcoin, attività finanziarie negoziate H24, ma solo per l’esiguità dei volumi scambiati nel week-end. Solo questa mattina con l’apertura delle Borse asiatiche, ma soprattutto europee, avremo chiaro il livello di preoccupazione degli operatori rispetto a questa nuova, pessima notizia. Abbastanza per mettere in secondo piano la reporting season negli Usa che inizia ufficialmente mercoledì con i risultati di JP Morgan, Wells Fargo e BlackRock. Nella stessa giornata saranno diffuse le minute dell’ultima riunione del FOMC, che dovrebbero dare più colore sulle intenzioni dei banchieri statunitensi in occasione della riunione del 20 novembre quando potrebbe essere decisa una nuova stretta. Per il momento la probabilità che i tassi restino invariati è ancora superiore al 70%.
Italia sotto pressione
Nel corso dell’ultima settimana per il mercato finanziario italiano ci sono state una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che il BTP Valore ha raccolto quasi €18 miliardi (poco meno del record precedente) facendo felici oltre 600mila risparmiatori che nel corso dei prossimi 5 anni, porteranno a casa un rendimento reale del 3% circa (se la Bce riuscirà nell’intento di portare l’inflazione al 2% entro il 2025). Quella cattiva è che il rendimento del Btp a 10 anni è salito sopra il 5% e lo spread è tornato sopra i 200 punti. Un salasso per i conti pubblici che come ha scritto anche il Governo nel Nadef, ovvero le statistiche previsionali dei conti pubblici, arriverà a pagare €100 miliardi di interessi. Scenario ancora remoto rispetto al 9 novembre del 2011, quando alle 11 del mattino lo spread vola a 573 punti e il rendimento dei Btp decennali al 7,42%. A breve distanza arrivarono le dimissioni di Silvio Berlusconi mentre il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che lo ricordiamo il prossimo 1 novembre, lascerà per fare posto a Fabio Panetta, indicava nel 6% la quota di rendimento oltre la quale si entrava in zona pericolo. Una situazione di “turbolenza” a cui ci dovremo abituare almeno sino all’approvazione della Legge di Bilancio 2024, che prevede circa €14 miliardi di deficit aggiuntivo non concordati con l’Unione Europea. Un negoziato che si annuncia duro e che potrebbe aprire una fase di instabilità politica.
Attenti al lusso
Secondo gli analisti di Ubs i risultati del terzo trimestre del 2023 dei titoli dell’industria del lusso saranno decisivi per capire quali saranno le prospettive per i prossimi mesi e per avere una maggior visibilità sui trend del 2024. In particolare le loro stime si posizionano sotto il consenso nel breve termine e non escludono ulteriori rischi di svalutazione per i prossimi mesi. Il settore ha infatti registrato una perdita del 15% circa nell’ultimo mese rispetto ai benchmark. Gli operatori temono minori acquisti anche da parte dei consumatori cinesi, finora gli unici ad aver mostrato una certa resilienza nelle spese. Ubs non cambia però la lista delle sue migliori scelte: Moncler, Hermès e Richemont sulle quali viene confermano il rating buy. Consigliata invece maggior cautela su Burberry che viene declassata a sell, per i rischi connessi alla scelta di un cambio della strategia. Un contesto che ha impattato anche sull’indice Euronext Growth Milan, dove sono quotate una pattuglia di titoli del comparto “luxury”. Tra questi G.M. Leater, società attiva nel campo della pelletteria, che tratta sui minimi di periodo ma potrebbe essere riscoperta dal mercato grazie ai buoni fondamentali. La società sta confermando gli obiettivi di piano ovvero diversificazione verso il segmento della pelletteria di lusso con le prime forniture industriali a marchi di livello mondiale. Nel primo semestre 2023 la marginalità è infatti cresciuta nonostante il fatturato stabile.