Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Certe persone non cambiano mai. Restano tali e squali” (Anonimo)
Dopo il dato di ieri sull’inflazione Usa, in calo da 12 mesi consecutivi e sui minimi dal gennaio 2021, tutti sono abbastanza convinti che il Pivot ovvero il picco dei tassi di interesse, sia stato raggiunto. Piazza Affari è scoppiettante, con l’obiettivo di 30mila punti in vista. Ma questo non è detto sia una buona cosa per i mercati nel medio periodo. Statisticamente ogni volta che la Fed ha invertito la curva dei tassi verso il basso, nei 14 mesi successivi Wall Street hanno toccato nuovi i minimi. Questo perché i mercati anticipano sempre le tendenze, come dimostra il rally iniziato a fine ottobre 2022, che potrebbe quindi finire proprio quando sarà acclarata la fine della politica monetaria restrittiva. Non avverrà a luglio, quando Fed e Bce alzeranno ancora di 25 punti il costo del denaro. Ma poi? Secondo i trader le probabilità di uno stop al rialzo del costo del denaro in occasione delle riunioni di settembre, novembre e dicembre della Fed è mediamente sopra il 60%. Ma dovranno essere diffusi molti alti dati macro per convincere i banchieri centrali che l’inflazione sia definitivamente domata. Tra questi le statistiche sul mercato del lavoro in Usa in uscita oggi, e che Jerome Powell guarda con grande attenzione. Infine le dichiarazioni di Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, che in occasione del suo viaggio in Italia ha dichiarato come ci sia ancora troppa liquidità in circolazione affinché l’inflazione scenda.
Rotazione o parcheggio
Il rally di tutta Wall Street può essere spiegato in 10 titoli che sono arrivati a rappresentare il 30% della capitalizzazione. Per continuare nei prossimi 6 mesi è quindi necessaria una rotazione settoriale che veda protagoniste le mid-small e value stock, ovvero i settori più ciclici anche grazie all’inversione della politica monetaria. Nel frattempo venerdì riprende la stagione delle trimestrali Usa. Ad iniziare saranno le grandi banche che si spera dimostrino di avere superato la crisi finanziaria di marzo. Molto importante sarà la guidance degli utili prospettici sui prossimi 12 mesi, indispensabile per capire come i top manager vedono il futuro a breve dell’andamento dell’economia. L’alternativa alla rotazione settoriale è il parcheggio. Per la prima volta in 15 anni abbiamo rendimenti dei bond attraenti con rischi contenuti, ovvero investire sulla curva a breve battendo l’inflazione e generando rendimenti reali. Secondo Alessio de Longis, portfolio manager di Invesco una scelta molto saggia potrebbe essere quella considerare obbligazioni con una durata massima di 4 anni.
La prudenza non è mai troppa
Per Monica Defend, Head of Amundi Institute la crescita in Europa, dovrebbe riuscire a evitare la recessione grazie all’ottimo andamento del mercato del lavoro e ai maggiori introiti fiscali. Le famiglie e le imprese dovrebbero ridurre le spese sia per le condizioni più difficili di accesso al credito che per l’elevata inflazione. Carovita che, comunque dovrebbe rimanere superiore al target fino a metà 2024 nonostante una crescita inferiore al potenziale. In questo contesto Francesco Sandrini, Head of Multi-Asset Strategies e John O’Toole, Head of Multi-Asset Investment Solutions di Amundi segnalano invece che la recessione degli utili aziendali non ha ancora toccato il fondo. Grazie alla domanda robusta, nel primo trimestre le aziende sono riuscite a trasferire i costi più elevati ai consumatori, ma i profitti del secondo/terzo trimestre non dovrebbero più beneficiare di queste condizioni favorevoli, rispecchiando il peggioramento dell’outlook per i consumatori. Per questo, in termini di asset allocation, Sandrini e O’Toole preferiscono un approccio difensivo, con l’oro e un atteggiamento prudente sugli attivi rischiosi.