Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il frutto del lavoro è il più dolce dei piaceri” (Luc De Clapiers De Vauvenargues)
Ma è davvero Sell in May? Gli investitori sembrano avere preso sul serio il detto di Borsa che consiglia di prendere beneficio nel mese di maggio per poi tornare ad investire all’inizio dell’autunno. Ieri tutte le principali Borse hanno chiuso in profondo rosso. Ma più che smontare i portafogli gli operatori preferiscono parlare di riorganizzare magari concentrandosi su società esposte a ecosostenibilità, demografia e reshoring, mega trend che vanno considerati in una fase in cui occorre sicuramente essere più selettivi. Dal 1928 ad oggi, effettivamente il mese di maggio ha chiuso prevalentemente in rosso (ma questo non significa che sottoperformi rispetto all’indice) tuttavia negli ultimi 10 anni è stato sempre in rialzo con l’eccezione del 2019. Più che una statistica quindi il sell in may è una superstizione a cui bisogna dare il giusto peso. Il dilemma che attanaglia gli investitori è però lo stesso: investire o rimanere liquidi? I dati macro invitano alla prudenza con un Pil Usa che nel primo trimestre è stato nettamente inferiore alle attese. Il mese di aprile si è chiuso in territorio positivo con rialzi più alti per il Nasdaq salito del 2%. In Europa lo Stoxx 600 +1,7%, in rosso solo Milano -0,3%. Sul fonte obbligazionario dopo un inizio euforico nel 2023 per i bond, nella zona euro aprile i rendimenti sono tornati ad aumentare: il Btp che ha superato la soglia del 4,2%, il Bund del 2% e i Treasury del 3%. Oggi la Fed annuncerà la propria decisione sui tassi, ma soprattutto Powell dovrà orientare le aspettative future. Aspettiamoci forti momenti di volatilità, ieri abbiamo avuto un assaggio: +20% il Vix sull’S&P 500.
L’AI fa davvero paura?
La società Chegg è crollata a Wall Street del 20% a causa della la minaccia di ChatGpt. Chegg offre servizi agli studenti per fare i compiti a casa o recuperare negli studi. Il CEO ha dichiarato che effettivamente l’AI inizia a rappresentare un problema per la crescita futura. Gli studenti hanno mostrato particolare interesse per Open AI. Chegg ha quindi deciso di rispondere a sua volta adottando l’intelligenza artificiale nei propri servizi. Ma è chiaro che siamo di fronte a una rivoluzione pari all’arrivo di Internet. Impatto anche su Duolingo, ovvero una piattaforma che si utilizza anche per imparare le lingue straniere. Ieri è inoltre stato reso noto che ha lasciato Google, Geoffrey Hinton, secondo il New York Times uno dei padri dell’AI. In una intervista ha dichiarato, che ha lasciato il gruppo per “poter parlare male dell’AI”. Lo scienziato non vuole criticare Google ma l’uso che la nuova tecnologia in quanto potrebbe creare grandi rischi nel mondo del lavoro. I progressi fatti negli ultimi 5 anni fanno inoltre “paura”. Dimissioni che hanno preoccupato anche alcuni leader europei. Paolo Gentiloni ha dichiarato che l’Europa sta scrivendo delle regole per affrontare la diffusione dell’AI. Infine la dichiarazione del CEO di IBM che prevede la sostituzione di 7mila posti di lavoro nel corso dei prossimi 5 anni, il 30% dei posti di back office.
Si è aperta la stagione delle trimestrali italiane
Tra le blue chip ha riportato i conti Amplifon che ha mostrato risultati in crescita sia a livello di top line che di marginalità. Bene anche Campari, ieri il migliore sul listino di Milano, +20% i profitti su base annua. Oggi è il turno di Unicredit, Enel, Leonardo e Stellantis. Ma l’Italia è sotto i riflettori anche per le scelte del Governo in materia fiscale e di politiche del lavoro. Il CdM del primo maggio ha approvato una serie di misure tra cui il cuneo fiscale. Per venire in contro ai lavoratori dipendenti a reddito medio basso sono state trovate risorse per circa €7 miliardi finalizzate ad aumentare le buste paga. Secondo le stime tra +80 e +100 euro al mese. Sarà abbastanza per consentire alle famiglie di affrontare l’aumento dell’inflazione e la recessione che prima o poi si manifesterà anche in Italia, come sempre avvenuto dopo repentini aumento dei tassi? In attesa dell’impatto della riduzione del “cuneo” agli italiani non resta che fare affidamento sui propri risparmi: circa €3mila miliardi sui conti correnti, in buona parte infruttiferi.