Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’informatica non riguarda più i computer. Riguarda la vita” (Nicholas Negroponte)
La settimana dell’inflazione. Sui mercati è tornata la volatilità (Vix sull’S&P 500 +8,2% in 5 sedute) e per questo gli investitori attendono con una certa “tensione” i dati macroeconomici in uscita questa settimana. Tra mercoledì e giovedì sono attese le statistiche sui prezzi al consumo in Germania (mercoledì) e nell’eurozona (giovedì) a febbraio, mentre in Usa alcuni indicatori importanti sullo stato di salute delle imprese ovvero dell’economia (indice ISM manifatturiero e non manifatturiero a febbraio). Attenzione anche alla seduta di giovedì quando la Bce pubblicherà le minute del meeting inerente le decisioni di politica monetaria. Nel frattempo la settimana che si è appena conclusa ha mostrato evidenti segni di debolezza da parte delle Borse statunitensi: Nasdaq -3,3%, Russel 2000 -2,9% e i primi segnali di cedimento dell’FTSE Mib, -2,8%, che per la prima volta da diverse settimane, ha fatto peggio dell’S&P 500, -2,7%. Il rally cinese è invece continuato senza intoppi: Shangai +1,3%, SZSE composite +0,6%. Il segnale che nonostante le tensioni geopolitiche che vedono la Cina schierarsi sempre più a fianco della Russia, la fiducia del mercato nella ripresa economica del colosso asiatico resta elevata.
La rivincita delle small cap
E’ presto per parlare di tendenza ma le small cap iniziano a dare segnali di risveglio rispetto alle large cap. Nell’ultima settimana l’indice Ftse di categoria ha sovraperformato del 3% le blue chip e dell’1% l’indice Star, ovvero i titoli di eccellenza di Piazza Affari tra le mid cap. Da inizio anno il gap è invece ancora tutto a favore dell’Ftse Mib: +7% circa di sovraperformance rispetto alle small e ancora di più rispetto alle mid, sebbene tutte in territorio largamente positivo. Gli investitori guardano quindi con grande interesse alla stagione delle trimestrali dei titoli quotati sull’Euronext Growth Milan, che comprende oltre 190 società ad alto potenziale di crescita, sia per massimizzare eventuali sorprese positive dai risultati in uscita, sia per avere indicazioni sullo stato di salute dei bilanci delle Pmi che sono un’importante indicatore della congiuntura nel suo complesso. Le prime indicazioni, ovvero i risultati preliminari diffusi a livello di fatturato e di marginalità, hanno sorpreso positivamente tra queste ricordiamo Iscc Fintech, Vimi Fastener, quest’ultima salita del 17% nel corso delle ultime 5 sedute di Borsa, e Intred.
Cyber sugli scudi
Tra i settori best performer da inizio anno a livello mondiale c’è quello della cybersecurity. Dopo avere lasciato sul terreno oltre il 27% nel 2022, l’indice di riferimento da inizio anno il rialzo sfiora il 10%. Una tendenza che trova conferma anche in Piazza Affari dove si sono messi in mostra doversi titoli della categoria. Vantea Smart ha guadagnato il 34,5%, sebbene non abbastanza per recuperare il -12,8% su base annua, mentre Cyberoo ha guadagnato il 32,3% da gennaio ad oggi, portandosi sui massimi storici e accumulando in guadagno negli ultimi 12 mesi superiore al 60%. Una tendenza che potrebbe continuare grazie al flusso di notizie relativo al conflitto geopolitico. Check Point Research, divisione Threat Intelligence di Check Point Software, che stimato che nel 2022 i cyber attacchi su scala globale sono cresciuti del 38% sul 2021: in media 1.168 violazioni a settimana. Il conflitto tra Mosca e Kiev ha fatto aumentare questi numeri, ma non sempre sono legati direttamente alla guerra. Stando invece ai dati Mandiant, divisione di cybersicurezza di Google, c’è stato un incremento del 300% degli attacchi hacker di gruppi filorussi a Paesi Nato, mentre si calcola un +250% nella sola Ucraina. Anche l’Italia è stata oggetto di un attacco da parte del collettivo di hacker filorussi NoName057 che tra il 21 e il 22 febbraio ha sferrato un attacco a moltissime aziende e istituzioni italiane: il ministero degli Esteri, dell’Interno e della Difesa, oltre che dei Carabinieri e della Bper Banca.