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Insights 27 Dic 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque” (Proverbio cinese)

Per il portafoglio tradizionale, ovvero 60-40 nel rapporto tra bond ed equity, il 2022 si avvia ad essere il peggiore dal 2008. Ma il nuovo anno inizia con prospettive diverse: tassi di rendimento reali positivi, picco dell’inflazione raggiunto, e correlazione inversa tra bond ed equity. La situazione sta quindi lentamente tornando alla “vecchia” normalità, ovvero prima della bolla della liquidità. Scoppiano pian piano tutte le bolle del millennio, a cominciare dalle criptovalute, e agli investitori di fare delle scelte di più lungo periodo e senza essere costretti a seguire le mode. In questo contesto Bill Gross, detto “Bond King”, ovvero il più “famoso” investitore in obbligazioni al mondo ha dichiarato, dalle colonne del Financial Times, che la se Fed continuerà ad alzare i tassi si rischia il caos. La Banca centrale dovrebbe prendersi una pausa nei primi mesi del 2023 e aspettare di vedere gli effetti delle proprie scelte. C’è infatti troppo debito in circolazione, sia in Usa, che nel mondo, per non creare un disastro planetario continuando ad alzare i tassi.

A caccia di tartufi

Se il 2023 inizia sotto il segno dell’obbligazionario non significa che tutto l’azionario sia da buttare. Tra i settori sotto i riflettori nella prima parte del nuovo anno: energia e finanza. Nel primo caso per l’emergenza legata alle tensioni geopolitiche, il fatto che in caso di lieve recessione possa essere considerato un settore difensivo e infine il consolidamento della prospettiva della transizione verso un economia a zero emissioni. Quanto ai titoli finanziari influiranno positivamente gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse, che dopo anni di margini a zero o negativi, spingono verso l’alto i profitti dall’attività bancaria tradizionale. Infine l’effetto Cina: se la fine della politica zero covid dovesse impattare meno delle attese sull’economia, la spinta del gigante asiatico sulla domanda mondiale, potrebbe mitigare gli effetti della recessione in Usa ed Europa, favorendo i settori ciclici come energia e finanza.

Manovre all’alba

Il cammino della Legge di Bilancio 2023 è sempre ancora in salita tra, sedute notturne del parlamento, tensioni politiche e rinvii, con un primo voto arrivato alla vigilia di natale, ai limiti dell’esercizio provvisorio. Addirittura 22 articoli da riscrivere completamente e norme cancellate per mancanza di coperture. L’esercizio provvisorio del bilancio in teoria è una misura straordinaria che dovrebbe trovare rara applicazione, ma dalla data di entrata in vigore della Costituzione è accaduto spesso. Dal 1948 al 1968 c’è sempre stato un esercizio provvisorio. Solo nel 1969 il Governo Rumor riuscì, per primo, a far approvare in tempo il bilancio riferito al 1970. Lo stesso fecero gli esecutivi in carica nel 1976 (Governo Moro) e 1977 (Governo Andreotti). Nulla di grave quindi se anche dovesse accadere, con l’unico “disagio” di avere una spesa pubblica limitata in un momento in cui ci si attende una mini recessione. Risultato: spread del BTP a 10 anni superiore ai 220 punti e rendimento al 4,5%. Valori elevati che riflettono sia fattori macroeconomici che la fine della luna di miele tra il nuovo Governo e i mercati finanziari.