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Insights 1 Dic 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“In natura non ci sono né ricompense né punizioni: ci sono conseguenze” (Robert Green Ingersoll)

Il mese di novembre si è chiuso positivamente per le Borse mondiali con un’eccezione: il Nasdaq è stato il listino peggiore, sebbene solo in leggero calo sul mese precedente. Molto meglio l’S&P 500 e il Dow Jones in crescita rispettivamente del 2% e 3%. Ancora più su l’Europa: Euro Stoxx 50 +9,5%, FTSE Mib +8,4%. Anche l’ultimo dato macroeconomico del mese ha mostrato un’economia in salute nonostante le sirene di recessione nel 2023. In Usa il Pil è aumentato al tasso annuo del 2,9%, anziché il 2,6% inizialmente riportato. Gli economisti si aspettavano una revisione al rialzo minore. In estate l’economia Usa è cresciuta quindi più velocemente delle previsioni, grazie alla forza delle spese dei consumatori che hanno compensato il peso dello smaltimento delle scorte delle imprese. In questo scenario la linea di Jerome Powell resterà quella dell’ortodossia monetaria, anche se, in occasione della riunione del Fomc di metà dicembre potrebbe ammettere dei progressi nella lotta all’inflazione. Resta sempre elevata discrepanza tra dove siamo (inflazione a due cifre) e dove dovremmo essere (al 2%). Il mercato del lavoro, nonostante a novembre si sia registrato il tasso di crescita più lento dell‘occupazione privata dal gennaio 2021, rimane estremamente forte, rappresentando il principale ostacolo al calo dei tassi. In questa prospettiva attenzione alle 14:30 di oggi quando verranno annunciate le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione in Usa: +235mila unità, in leggero calo sulle +2740mila della settimana precedente.

Tempo di bilanci anche per il Bitcoin

La criptovaluta ha perso circa il 20% nel corso degli ultimi 30 giorni. L’effetto combinato del fallimento di Ftx e, da pochi giorni, la richiesta di “concordato” di Blockfi, che ha lasciato nell’incertezza 10mila clienti sul futuro dei loro depositi. E’ chiaro ormai che il 2022 sarà ricordato come quello del bear market per la principale criptovaluta. Dal massimo storico di $69.000 del novembre 2021, siamo scesi sino agli attuali $16.800 ma dopo avere toccato un minimo di $15.500 a inizio mese. Secondo la società di analisi Glassnode, il novembre 2022 è stato il quarto mese peggiore di sempre in termini di vendite di Bitcoin con una perdita di valore $10 miliardi, 4 volte maggiore rispetto al picco del dicembre 2018 e 2,2 volte rispetto al marzo 2020. Nonostante questo flusso di notizie molto negativo non sembra il caso di buttare il Bitcoin con l’acqua sporca. Ma resta molta strada da fare, da parte degli stakeholder, per fare entrare le criptovalute nel sistema monetario globale.

La bolla del reddito fisso è finita?

Nel corso del 2022 i rendimenti sono passati molto rapidamente da tassi negativi a livelli “normali” o comunque in linea con la media storica di lungo periodo. Gli investitori sono quindi finalmente rientrati in possesso dell’asset class più importante di un portafoglio ovvero il reddito fisso. Un passaggio importante per tornare ad una situazione di equilibrio tra rendimenti azionari e obbligazionari. Nella lunga stagione della politica monetaria espansiva, che ha caratterizzato l’inizio del terzo millennio, il differenziale aveva raggiunto dei livelli di eccesso, spingendo gli investitori a prendere rischi elevati per proteggere il portafoglio dal rendimento negativo delle attività prive di rischio.