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Insights 26 Lug 2021

Il Punto Sul Mercato di Antonio Tognoli 26.07.2021

Todo pasará a su debido tiempo.

Oggi alle 10 uscirà il dato dell’indice IFO di luglio relativo alla fiducia degli imprenditori della Germania. Il consensus è pari a 102 contro 101,88 del dato di giugno. Gran parte dei dati usciti nelle scorse settimane indicano una ripresa delle crescita delle economie in tutti i paesi Europei, dopo le batoste del 2020. I mercati finanziari, come spesso accade, hanno anticipato tale ripresa e i livelli raggiunti dai prezzi delle azioni e i rendimenti delle obbligazioni sono ritenuti, a torto o a ragione, elevati rispetto a quelli medi passati. Che cosa stanno dunque scontando in questo momento i mercati finanziari?

Il miglioramento del quadro economico atteso per questo e per il prossimo anno è già nei prezzi? Tutto passerà a tempo debito. E’ sicuramente vero, ma quando sarà il tempo debito. Tutti gli indici delle borse europee hanno superato i livelli pre-pandemia, ma il livello dell’attività economica è atteso tornare ai livelli pre-covid nel 2023. Come si concilia questa apparente divergenza? Nessuno ha ovviamente la risposta corretta. Si possono però fare delle supposizioni.

Primo: è cambiato il mondo e il confronto con le medie passate tende a perdere significato. La BCE ha dato il via libera a misure economiche senza precedenti quasi senza fiatare (ci ricordiamo tutti quando abbiamo dovuto penare per dare qualche miliardo alla Grecia) e sta finalmente cercando di ampliare la propria missione avvicinandosi a quella della FED (il cambio del paradigma dell’inflazione ne è un esempio). Una BCE molto più attiva e attenta ai mercati significa minore rischio, in primis per la tenuta dell’euro (sembrano passati secoli dal “whatever it takes”). Questo, ha rafforzato l’immagine di una Europa che si avvia, col tempo, a diventare “Stati Uniti d’Europa”.

Secondo, i miliardi provenienti dalla BCE saranno direttamente destinati dai governi alla crescita economica. Crescita economica che a differenza del passato sarà indirizzata lungo il solco delle sostenibilità, la sola in grado di dare il via ad un new deal. Nessuno conosce oggi il vantaggio marginale di tali investimenti. Ma sicuramente sarà qualcosa che prima della pandemia non esisteva.

Terzo, la crescente digitalizzazione, non solo in Italia ma in tutti i paesi Europei, ha consentito di porre solide basi per un ampliamento della produzione di beni e servizi (non importa dove sei, Internet ha consentito di avere il mondo come vetrina). In altre parole, il processo di creazione di valore della rete si è di molto velocizzato. E ancora una volta è qualcosa che prima della pandemia non esisteva.

Se è vero che alla fine l’Europa si troverà con debiti più elevati, è anche vero che tale debito è debito buono: se contrai debito per fare investimenti il cui ritorno reddituale (tangibile e intangibile) è superiore al suo costo, i debitori continuano a finanziarti e crei ricchezza e benessere. Per il paese e per il mondo.

In sostanza, non si intravedono al momento rischi all’orizzonte che portino a considerare una vendita di assets. Anzi, occorrerebbe smuovere l’enorme massa di miliardi sonnacchiosi sui conti conti correnti di mezza Europa, perché se è lecito domandare che cosa stanno facendo i governi per il bene dell’Europa, è doveroso chiedersi che cosa stiamo facendo noi per lo stesso fine (Il discorso di insediamento di Kennedy del 20 gennaio 1961, è oggi decisamente attuale).