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Insights 21 Dic 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

La ragione più stupida al mondo per acquistare un titolo è che la sua quotazione sta salendo (W. Buffett).

Nessun dato importante in agenda oggi. Certo che i mercati azionari non hanno preso bene gli effetti che la variante omicron può avere sulle variabili economiche, anche se non si sa ancora con certezza se buca i vaccini e se è più letale rispetto alle altre mutazioni. Quello che è certo è che i governi, con le lunghe feste natalizie alle porte, non vogliono correre il rischio di un incremento esponenziale dei contagi e mettono in atto restrizioni più o meno forti. I mercati finanziari reagiscono all’incertezza aumentando la volatilità che, in un mercato arrivato a fine anno con performance positive, fa scattare un sell-off generalizzato. In altri termini gli investitori, di fronte ad un aumento del rischio (o della sua percezione) sistematico, chiedono un maggiore rendimento che, a parità di tutte le altre condizioni, può verificarsi solo comprando a prezzi più bassi.

I mercati stavano cominciando ad incorporare nei prezzi la crescita attesa degli utili sostituendola gradualmente al supporto offerto dalla politica monetaria ultra accomodante degli ultimi anni. Al momento, riteniamo tuttavia che non ci siano gli elementi per poter affermare che gli effetti di omicron e le parziali chiusure festive possano portare ad un cambiamo delle stime di crescita nei prossimi due anni, così come definite la scorsa settimana dalle principali banche centrali. Così come non ci sono elementi che ci portano a sostenere che queste ultime possano cambiare le politiche monetarie. Tutto bene quindi? Direi meno peggio di quello che l’andamento dei mercati azionari lascerebbe presagire. Chiaro che le problematiche relative agli effetti dell’inflazione e dei colli di bottiglia dell’offerta non svaniscono magicamente e contribuiscono ad aumentare l’incertezza. Riteniamo tuttavia che le misure messe in campo dalla FED e dalla BCE possano essere in grado di smorzare gli effetti inflattivi e per certi versi inediti del recente e forte rimbalzo del PIL. Occorre però un po’ di tempo perché la politica monetaria possa cominciare a lavorare.

La correlazione più debole rispetto a quella media degli ultimi anni tra il mercato azionario e quello obbligazionario che stiamo osservando, ci spinge a privilegiare una strategia basata sulla diversificazione di portafoglio andando a premiare con un approccio bottom up quei titoli che presentano queste caratteristiche: produzione di cassa, leadership nel proprio mercato e tassi di crescita del fatturato e della redditività superiore al proprio settore di riferimento. Queste dovrebbero infatti consentire alle aziende di trasferire i prevedibili maggiori costi sui prezzi, salvaguardandone la redditività.