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Insights 26 Nov 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

L’inflazione è quella forma di tassazione che può essere imposta senza legiferare (M. Friedman)

In uscita oggi alle 10:00 il dato di M3 EU YoY di ottobre (stima 7,4%, stabile rispetto a settembre). La ripresa economica Europea post recessione pandemica sembra procedere più velocemente di quanto previsto in primavera, grazie alla spinta della campagna di vaccinazioni e alla progressiva revoca delle chiusure imposte dal lockdown. Le previsioni indicano un PIL in crescita ad un tasso del 5% per il 2021 (in estate la stima era del 4,8%), del 4,3% per il 2022 e del 2,5% per il 2023. I segnali di ripresa sono positivi ovunque, ma in alcuni paesi sono più forti che in altri: è il caso per esempio dell’Italia, la cui crescita stimata del PIL per il 2021 è del 6,2% (ben oltre le aspettative della scorsa primavera). Secondo il Commissario all’economia, l’Europa sta passando dalla fase di ripresa a quella dell’espansione: il rafforzamento della crescita sta aiutando a stabilizzare le finanze pubbliche, mentre il supporto di nextGenerationEu ha contribuito a portare gli investimenti pubblici ai massimi da oltre 10 anni.

Le attese della crescita economica per il quarto trimestre 2021

Non è però tutto oro quello che luccica. La crescita economica registrata nei mesi estivi sembra infatti aver perso slancio e freschezza nei mesi successivi. Se osserviamo le variazioni del PIL trimestre su trimestre, notiamo come dai livelli molto elevati registrati nei primi due trimestri e in parte nel terzo, la crescita (superiore al 10%) sia attesa ridursi nel quarto trimestre 2021. La domanda è se il rallentamento è dovuto alle politiche di normalizzazione del PIL verso il suo potenziale di crescita (2-2,5%), oppure riconducibile alla riduzione di offerta imputabile alla chiusura dell’output gap, dovuta allo shortage di materie prime. Difficile rispondere anche per la BCE, la cui politica monetaria sembra rimanere paziente ma vigile di fronte all’inflazione, pronta a cogliere tutti i segnali che possono far deviare il sistema economico dagli obiettivi: il controllo dei prezzi e la crescita sostenibile di lungo periodo. Ci sono tre condizioni a mio giudizio che, secondo la forward guidance della BCE, potrebbero giustificare un futuro aumento dei tassi: l’inflazione che raggiunge il 2% (target simmetrico 2%) prima che termini l’orizzonte temporale delle proiezioni macroeconomiche BCE, il mantenimento del livello minimo del 2% nell’intervallo residuo dell’orizzonte di proiezione (fine 2023) e il conseguimento di progressi sostanziali nella underlying Inflation. Secondo la Lagarde, la pressione sui prezzi si allenterà nel corso del 2022, dichiarandosi quindi confident sulla temporaneità dell’inflazione (quella core si mantiene intorno al 2% e quindi in linea con l’obiettivo della BCE). Il ritorno dell’economia alla piena capacità produttiva dovrebbe garantire il sostegno salariale e il superamento dei bottleneck e shortage dell’offerta nel corso del 2022.

Focus su ricalibrazione e flessibilità

Con riferimento al PEPP la parole d’ordine di Lagarde rimangono ricalibrazione e flessibilità, che non indicano tuttavia l’avvio del tapering. Il PEPP verrà comunque discusso nel meeting BCE di dicembre. Ed è proprio sull’ultimo meeting dell’anno che si concentrano le attese degli investitori che cercheranno di capire le future mosse della banca centrale, soprattutto alla luce delle minacce che si intravedono all’orizzonte e che potrebbero diventare sempre più concrete: un aumento dei casi di Covid, soprattutto nei Paesi in cui le vaccinazioni sono relativamente basse, l’inflazione in aumento e meno temporanea di quella attesa trainata in gran parte da un’impennata dei prezzi dell’energia e le interruzioni della catena di approvvigionamento che gravano su gran parte dei settori produttivi.