Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Le quattro parole più pericolose in un investimento sono “Questa volta è diverso” (J. Templeton)
In uscita oggi alle 8:00 il PIL definitivo del 3Q della Germania (stima 1,5% contro 1,6% del 2Q, mentre il dato uscito a fine ottobre indicata una crescita dell’1,8%). La flessione confermerebbe le attese governative che vedono il tasso di crescita flettere al 2,6% per il 2021 (dal 3,5% stimato ad aprile) e incrementarsi nel 2022 al 4,1% (dal 3,6% di aprile). Secondo il ministro dell’economia Altmaier, i pilastri dell’economia tedesca sono intatti, tuttavia i disagi nelle catene d’approvvigionamento e l’impennata dei prezzi energetici starebbero complicando la ripresa economica. Tutti gli indicatori di consumo sono robusti e le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate. Il livello di disoccupazione è diminuito rapidamente negli ultimi mesi, portando il tasso di disoccupazione destagionalizzato al 5,4% (ottobre 2021), sostanzialmente in linea con il livello pre-pandemia. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito per effetto di un aumento dei consumi, ma è rimasto elevato al 19% nel secondo trimestre, mentre i risparmi delle famiglie durante la pandemia dovrebbero aver fornito ulteriore carburante per i mesi successivi.
Dunque tutto bene? Non ne sono del tutto convinto, perché i numeri riflettono il passato. Gli ultimi dati di sentiment economico indicano infatti un peggioramento della fiducia delle imprese in tutti i settori industriali (l’indice IFO è calato per il quinto mese consecutivo) strette tra colli di bottiglia nella produzione, inflazione e impennata dei contagi. Tutti gli indicatori anticipatori sono diventati retrospettivi e ben rappresentano gli attriti dovuti alle catene di approvvigionamento, ma non ancora gli effetti economici conseguenti alla quarta ondata della pandemia che riteniamo cominceranno ad essere visibili a dicembre.
Il rischio di stagnazione
Il rischio di stagnazione o addirittura di recessione dell’economia tedesca all’inizio del 2022 è nettamente aumentato rispetto alla primavera scorsa. Se da un lato la pandemia sta deprimendo le prospettive di business nel settore della vendita al dettaglio, che alla fine sarà chiuso ai non vaccinati, dall’altro il settore manifatturiero soffre perché gli effetti dell’offerta dalla Cina sono destinati a continuare a causa della strategia zero-Covid della stessa. Le prospettive dell’economia a breve termine appaiono quindi meno chiare della scorsa primavera e, nella migliore delle ipotesi, è probabile che l’economia tedesca ristagni nel semestre invernale, così come tra l’altro recentemente sostenuto anche dalla Bundesbank.
La banca centrale tedesca
La banca centrale tedesca ha inoltre sottolineato che durante l’ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022, la crescita economica sarà soggetta ai rischi associati a un’intensificazione della pandemia, anche se le stime indicano che gli effetti saranno probabilmente meno gravi rispetto alle precedenti ondate pandemiche. Una volta che i colli di bottiglia dell’offerta si saranno allentati in modo significativo, è tuttavia possibile attendersi una forte accelerazione della crescita, grazie agli elevati ordini arretrati sia nell’industria che nell’edilizia. Sul tema inflazione, la Bundesbank ha aggiunto che a novembre potrebbe risultare leggermente inferiore al 6%, prima di calare il prossimo anno con il graduale venir meno dell’impatto del taglio dell’Iva del 2020 e di altri fattori temporanei. La crescita dei prezzi al consumo è comunque prevista ben oltre il 3% per un periodo prolungato, mentre l’inflazione core (ovvero quella che esclude i prezzi per l’energia e i prodotti alimentari) dovrebbe restare sostanzialmente sopra al 2%.
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