Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Paradigma dell’economista è non spacciarsi da profeta (F. Caffè).
Nessun dato rilevante in uscita oggi. Ci siamo sempre interrogati sull’andamento dell’economia dei singoli paesi e di come queste siano interconnesse, ma non abbiamo mai preso in esame il trend del PIL mondiale. Le economie dei paesi del mondo hanno sofferto in modo diverso le chiusure imposte dai rispettivi governi. La globalizzazione sempre più spinta ha fortemente ri-modellato le economie nazionali che con l’integrazione dei mercati hanno visto una frammentazione dei processi produttivi. Dopo la prima fase di internazionalizzazione, le attività economiche sono diventate trans-nazionali, causando la frammentazione delle catene di approvvigionamento e la loro integrazione funzionale. La pandemia sembra averci fatto riflettere su quanto l’integrazione economica funzionale possa essere spinta quando il governo della stessa è frammentato.
Un’economia multipolare
Da sistema unipolare a guida USA, l’economia mondiale è diventata gradualmente multipolare, con potenze regionali quali Cina e India, destinate ad assumere un’importanza via via maggiore. Se poi allarghiamo l’orizzonte ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) notiamo come il peso complessivo delle cinque economie sia enormemente aumentato in soli 35 anni: nel 2015 queste pesavano per il 22% sul PIL mondiale, mentre nel 1980 il peso era del 2,8%. Tra i BRICS, la Cina è diventata una potenza economica internazionale di primo piano, con le sue industrie che hanno sperimentato una crescente globalizzazione delle loro attività, aumentando l’influenza geo-economica anche sui paesi europei. Se prendiamo come riferimento due grandi paesi come la Cina e Germania (non a caso visto che le due economie sono fortemente interconnesse e orientate all’esportazione), notiamo come Pechino abbia subìto perdite tutto sommato contenute durante la pandemia, sperimentando in seguito una pronta ripresa economica. L’andamento pandemico della Cina ha determinato l’andamento economico della Germania, portando ad un aumento delle importazioni ed esportazioni tedesche. Sebbene sia innegabile che la pandemia abbia comportato gravi perdite economiche ad entrambe le parti, già nel maggio 2020 (in Germania la pandemia è esplosa nel febbraio 2020) le importazioni e le esportazioni erano tornate ai livelli originali: da un confronto tra lo shock economico del 2020 e i dati del 2019 si evidenzia come il Covid-19 non abbia prodotto una drastica diminuzione delle importazioni e delle esportazioni nel lungo termine.
Una potenza mondiale: gli USA
Se guardiamo l’altra super potenza mondiale, gli USA, evidenziamo come l’amministrazione Trump abbia fin da subito adottato un approccio unilaterale alle relazioni internazionali. L’elezione di Joe Biden ha portato a un cambio nella politica estera con un ritorno al multilateralismo, visto come strumento per contrastare la crescita globale della Cina. La pandemia ha provocato gravi conflitti diplomatici ed economici con la Cina, tanto che gli Stati Uniti ed i paesi chiave nello scacchiere asiatico, come l’Australia, hanno aspramente criticato Pechino e sollevato dubbi sull’indipendenza e l’efficacia dell’indagine internazionale sulle origini del Covid-19. Anche la questione della filiera del vaccino è diventata un importante punto di attrito, con Joe Biden impegnato in colloqui con India, Australia e Giappone (membri del Quadrilateral Security Dialogue – Quad), per elaborare una strategia di vaccinazione per l’Asia-Pacifico che limiti l’influenza cinese.
Come se non bastasse, il quadro è ulteriormente complicato dalle dispute geopolitiche nel Mar cinese meridionale, dalla questione di Hong Kong nonché dalla guerra commerciale che Biden ha ereditato dalla precedente amministrazione, oltre alle questioni legate ai cambiamenti climatici e al libero accesso al mercato cinese. La pandemia sta amplificato queste tensioni, inasprendo una crisi bilaterale che potrebbe portare a nuove tensioni e ad un rafforzamento del multilateralismo anti-Cinese.
PIL in crescita
Nonostante tutto, il mondo continua a crescere: nel 2021 e 2022, l’Ocse stima una crescita del PIL mondiale del 5,7% e 4,5% rispettivamente (dopo la flessione del 3,2% del 2020 e la crescita del 2,8% nel 2019). Il principale fattore di rischio continua tuttavia ad essere rappresentato della varianti del Covid-19 che potrebbero far deragliare la ripresa e che, a conti fatti, potrebbero avere un impatto pari a 4.500 miliardi di dollari entro il 2025.
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