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Insights 17 Nov 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

Un investitore che ha tutte le risposte, non ha capito la domanda (J. Templeton).

Prezzi al consumo YoY di ottobre in Europa alle 11 (stima 4,1% contro 3,4% di settembre) e scorte di petrolio WoW USA alle 16:30. Il dato preliminare Europeo rilasciato il 29 ottobre e pari al 4,1% (il consensus degli analisti era pari al 3,7%) dovrebbe quindi essere confermato. Ancora una volta la componente energetica è stata quella a più rapida crescita (+23,5% rispetto ad ottobre 2020 e + 5,5% rispetto a settembre 2021). L’economia Europea si sta riprendendo più rapidamente del previsto con la produzione che ha recuperato il livello precedente la pandemia nel corso del terzo trimestre 2021. Nonostante le crescenti turbolenze, dopo la crescita del PIL del 5% prevista nel 2021, le proiezioni della UE vedono un espansione anche per 2022-23 pari al 4,3% e 2,5% rispettivamente. Chiaro che le prospettive dipendono in larga misura da due fattori: l’evoluzione della pandemia e il ritmo con cui l’offerta si adegua alla rapida inversione della domanda a seguito della riapertura dell’economia.

La fase espansiva Europea dovrebbe continuare ad essere trainata dalla domanda aggregata interna (soprattutto investimenti). I miglioramenti nei mercati del lavoro e la prevista diminuzione del risparmio dovrebbero contribuire a mantenere sostenuta la spesa per i consumi e gli investimenti, grazie anche alla graduale attuazione del piano per la ripresa e la resilienza (RRF) che comincia ad avere un ruolo importante. Tuttavia, in una economia fortemente integrata come quella attuale, è inevitabile che le strozzature, le interruzioni nell’offerta di materie prime a livello mondiale e l’elevato prezzo dell’energia se si protraggono per un tempo sufficientemente lungo, possano indebolire la ripresa dei consumi e degli investimenti.

Dopo diversi anni di bassa inflazione, la forte ripresa dell’attività economica nell’UE e in molte economie avanzate è stata accompagnata da una ripresa dell’inflazione superiore alle previsioni. L’inflazione annua nella zona euro è salita dal negativo di -0,3 % nell’ultimo trimestre del 2020 al 2,8 % nel terzo trimestre del 2021. Il dato di ottobre del 4,1 % è stato raggiunto una sola volta da quando è iniziata la pubblicazione dei dati sull’inflazione nella zona euro, nel 1997. L’aumento dell’inflazione non sembra tuttavia solo riferibile all’impennata dei prezzi dell’energia, ma anche collegato a diversi aggiustamenti economici post-pandemia, che starebbero ad indicare che gli attuali elevati livelli sono in larga misura transitori: le previsioni UE indicano che l’inflazione nella zona euro raggiungerà il picco del 2,6 % nel 2021 per poi scendere al 2,5 % nel 2022 e stabilizzarsi all’1,6 % nel 2023, grazie soprattutto alla stabilizzazione dei pezzi dell’energia.

Restano tuttavia rischi elevati che potrebbero cambiare lo scenario. Intanto la pandemia, il cui impatto sull’attività economica è minore rispetto al 2020 ma non è ancora del tutto azzerato (il covid-19 continua a circolare). Alla luce della recente impennata dei casi in molti paesi, non si può infatti escludere che la reintroduzione di alcune restrizioni possa incidere sull’attività economica. I rischi sono inoltre connessi al protrarsi dell’impatto delle strozzature e dei limiti nell’offerta che caratterizzano l’attuale scenario i cui effetti sarebbero quelli di allungare i tempi del rientro dell’inflazione. Tanto meno la crescita dei prezzi risulterà temporanea, tanto più i suoi effetti saranno evidenti sui prezzi al consumo (i.e richieste salariali che per recuperare il gap inflattivo saranno superiori alla produttività). Il principale fattore di rischio è però connesso ai potenziali incrementi di efficienza e ai progressi duraturi nella produttività innescati dai cambiamenti strutturali indotti dalla pandemia. Gli investimenti promossi dall’RRF e le riforme strutturali che li accompagnano sono ovviamente determinanti nel rendere sostenibili l’efficienza e la produttività raggiunte.

Attualmente, nel complesso vediamo tuttavia molte più opportunità che rischi all’orizzonte.