Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Tutto cambia. Nulla rimane immutato (Buddha).
Prezzi al consumo in Europa YoY di marzo in uscita oggi alle 11:00 (stima 7,5% contro 5,9% di febbraio), PhillyFed di aprile alle 16:00 (stima 20 punti contro 27,4 di marzo). Secondo M. Kazaks, membro del Consiglio Direttivo della BCE, un aumento dei tassi di interesse della BCE già a luglio è possibile, in un contesto di rischi di inflazione significativi (il 7,5% potrebbe essere significativo?) e che probabilmente richiederanno un’ulteriore stretta più avanti nell’anno. Lo stesso ha chiarito che l’impegno per una graduale normalizzazione della politica monetaria non significa essere consapevolmente dietro la curva e che terminare il programma APP nel terzo trimestre è possibile e appropriato, non avendo per ora riscontrato nessun elemento di stress importante sui mercati finanziari. Cerchiamo di capire i contorni della sua affermazione.
La BCE ha indicato, come noto, acquisti netti per 40 miliardi di euro in aprile, 30 per maggio e 20 per giugno, mentre la calibrazione degli acquisti netti nel terzo trimestre sarà guidata dai dati e rifletterà l’evolversi delle prospettive economiche e di quelle inflazionistiche. La decisione verrà presa presumibilmente nel meeting di giugno. Solo “un po’ di tempo dopo” la fine degli acquisti di titoli (secondo la Lagarde una settimana o diversi mesi dopo), i tassi potrebbero aumentare. Del resto, non avrebbe senso continuare a comprare titoli sul mercato aumentando la liquidità del sistema e contemporaneamente aumentare i tassi, riducendola. Sarebbe un pessimo segnale per i mercati e l’euro perché gli operatori penserebbero che la BCE non sa bene che cosa fare per combattere l’inflazione.
Il nostro scenario base prevede che gli acquisti netti di titoli possano terminare a luglio (nel terzo trimestre appunto) e procedere a settembre e dicembre ad un aumento di 25 bp dei tassi (in linea con quanto dichiarato da Kazaks). La guerra in corso ha tuttavia aumentato l’incertezza. Gli scenari alternativi prevedono che se gli effetti negativi della guerra sulla crescita economica (ancora tutti da verificare) si rivelassero più contenuti delle aspettative ma con rischi inflattivi superiori, potrebbe essere possibile un’anticipazione della fine degli acquisti netti a giugno, con un rialzo dei tassi già a luglio. Al contrario, in caso di un crollo della fiducia o di un arresto dei flussi di gas russo che abbia un peso rilevante sulla crescita dell’area euro, il processo di normalizzazione potrebbe essere più lento rispetto allo scenario base. Del resto, la flessibilità più volte indicata dalla BCE va proprio in questo senso. Vedremo.
Nell’incertezza generale, abbiamo tuttavia una certezza: gli investimenti del NGeu, che magari verrà pure ampliato. Motivo questo per il quale continuiamo a privilegiare tutti quei settori interessati dal NGeu. In particolare quelle imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto e di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile. Ma anche tutte le imprese la cui attività riguarda la rivoluzione verde, da quelle locali a quelli nazionali, senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della cura alla persona.
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