Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Paradigma dell’economista è non spacciarsi da profeta (F. Caffè).
Prezzi alla produzione MoM USA di marzo in uscita alle 14:30 (stima 1,1% contro 0,8% di febbraio). Il piatto forte ci sarà domani. La BCE verso uno scudo antispread? Secondo Milano Finanza, la BCE starebbe lavorando in questa direzione. Il nuovo meccanismo potrebbe essere un ibrido tra il PEPP, che non prevedeva condizioni e l’OMT di Draghi che al contrario poneva alcune condizioni anche attraverso l’ESM. In altre parole, un piano non troppo stringente, ma vincolato per esempio alle condizioni già in essere per il NGeu o che rispettino le condizioni della Commissione Europea. Sicuramente con un piano così congeniato sarebbe più agevole per la BCE proseguire lungo la normalizzazione monetaria. Certo occorre fare i conti con i falchi che spingeranno per condizionare l’intervento dello scudo solo a “reali” situazioni che mettano in pericolo il cammino dell’UE verso la stabilità finanziaria, escludendo interventi mirati a favore dei singoli Stati. Vedremo.
Ben sapendo che l’efficacia degli interventi di politica monetaria è sempre legata a doppio filo alla capacità di convincere i mercati che non conviene sfidare la Banca Centrale, il piano sembra configurarsi come una sorta di riedizione del “whatever it takes”, in cui la BCE rimarca con forza il proprio impegno nei confronti di tutti i paesi dell’Euro. Del resto, il solo paventare l’uscita dall’Unione di uno Stato membro (leggi rischio Francia a seguito delle elezioni) sarebbe la miccia che in questo momento potrebbe far implodere la moneta unica. La creazione di uno scudo che possa agire velocemente nelle situazioni di emergenza è una buona notizia per i mercati. E’ chiaro tuttavia che a breve dovranno essere definiti gli ambiti di intervento in modo che il messaggio di politica monetaria sia il più chiaro possibile e induca gli speculatori a desistere dal loro intento o quanto meno a limitarlo.
Altri e diversi sono comunque gli ambiti di intervento della BCE per dare liquidità al sistema, come per esempio il rifinanziamento a più lungo termine della terza serie OMRLT-III, in modo da non ostacolare la normale trasmissione della politica monetaria. Come annunciato, il Consiglio si attende che le condizioni specifiche delle OMRLT-III cesseranno di essere applicate a giugno di quest’anno. Lo stesso valuterà inoltre l’adeguata calibrazione del sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve, affinché la politica dei tassi di interesse reali negativi non limiti la capacità di intermediazione delle banche in un contesto di liquidità eccessiva.
Quindi con tutta questa potenza di fuoco, dove sarebbe meglio investire? La risposta è: nelle imprese maggiormente coinvolte dagli investimenti del NextGenerationEU che hanno difronte un’opportunità unica di sviluppo. Sono tutte quelle imprese che operano nel settore della digitalizzazione di prodotto ma anche di processo, della cyber security, della trasmissione di dati su rete fissa o mobile. Ma anche tutte le imprese avamposto della rivoluzione verde, da quelle locali a quelli nazionali, senza dimenticare tutte quelle che operano nel settore delle infrastrutture e della salute. Il discorso vale un po’ per tutte le Borse Europee, ma la parte del leone tocca a Piazza Affari: per fare un esempio, nel solo settore della digitalizzazione all’Italia toccano, come abbiamo, visto 40 miliardi di euro, alla Spagna 24, alla Germania 12 e alla Francia 10.
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