Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Tutte le guerre sono combattute per denaro (Socrate).
Nessun dato importante per i mercati un uscita oggi. Quali sono i cambiamenti persistenti che la pandemia e l’invasione dell’Ucraina hanno portato nei mercati? Fra tutti sicuramente la volatilità, che gli investitori hanno dovuto governare negli ultimi due anni. Ma altri e forse permanenti sono quelli che si intravedono all’orizzonte. Fra questi:
i rischi geopolitici. Fra tutti quello fra la Nato e la Russia, ma anche la Cina e gli US. Rischi esplosi in tutta la loro potenza durante la pandemia e esasperato ora per l’appoggio più o meno velato della Cina alla Russia (l’export della Russia verso la Cina è aumentato ad aprile del 56% YoY). Tra l’altro la guerra tra Russia e Ucraina ha fatto passare in secondo piano le tensioni fra Cina e Taiwan (ultimamente se ne parla poco) dove la guerra civile si è fermata solo formalmente con la firma del trattato di pace, ma i due paesi sono tecnicamente ancora in stato di guerra. Diventa quindi strategico, ai fini della riduzione del rischio del portafoglio, prevedere una diversificazione delle asset class verso l’oro e i titoli di quelle società di grande qualità (vale anche per le azioni il fly to quality) in grado di garantire un flusso di dividendi costantemente in crescita;
la “normalizzazione” della politica monetaria, che ai livelli attuali di tassi significa una serie di rialzi. Numerosi investitori non hanno mai sperimentato un forte irrigidimento delle condizioni monetarie come quelle prospettate dalla FED e dalla BCE e quindi il loro comportamento finanziario risulta molto imprevedibile. Crediamo che la gestione del portafoglio debba prevedere innanzitutto quella della duration, ovvero la riduzione della sensitività del prezzo all’andamento dei tassi di interesse, rivolgendosi per esempio ai Treasury a tasso variabile che consentono di ridurre la duration senza incrementare il rischio di credito;
l’inflazione. La pandemia e la guerra hanno reso evidenti i problemi delle catene di approvvigionamento del mondo. Problemi che l’irrigidimento della politica monetaria non può risolvere. Questi sono causa e allo stesso tempo effetto del rincaro dei prezzi delle materie prime, di un mercato del lavoro sempre più ingessato e una forte domanda repressa in grado di sostenere ulteriormente la corsa dei prezzi. Ciò significa che l’incremento del prezzo delle materie prime potrebbe continuare anche per tutto il 2023 e 2024, anche se con minore vigore, frenando il rientro dell’inflazione. Dal lato investitori, significa che questa asset class potrebbe rivelarsi interessante sotto il profilo di rischio / rendimento.
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