Il punto sul mercato di Antonio Tognoli 01.09.2021
Pecunia, si uti scis, ancilla est, si nescis, domina.
I soldi vanno usati: investimenti, consumi, risparmio. Altrimenti a che cosa servono? Se rimangono improduttivi l’economia non gira, non crea posti di lavoro, non crea ricchezza e il paese non cresce. L’Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di risparmio al mondo. Se il risparmio cresce (pure nell’ultimo anno con il Covid) si rinuncia a consumare oggi per consumare domani. Ma con consumi fermi oggi, le imprese producono meno, riducono i costi (in primis quelli del lavoro) e gli investimenti per mantenere profitti adeguati ad assicurare la propria economia sopravvivenza. Nel frattempo però il resto del mondo corre. Tempo una generazione e sei fuori dal mercato. E’ proprio quello che è successo all’Italia.
A differenza degli altri paesi Europei, la Borsa non rappresenta la forza della nostra economia: tante imprese infatti non scelgono la via della quotazione per reperire risorse finanziarie, gli imprenditori sono ancora troppo arroccati su posizioni campanilistiche e padronali e il sistema finanziario è troppo bancocentrico (e da qui nasce la sua fragilità). Diversi sono stati gli sforzi legislativi per favorire un’economia di mercato, ma tutti poco organici. Non si è mai messo seriamente mano all’intera disciplina che governa il risparmio, con il risultato che imprese e soprattutto investitori si allontano dalla Borsa: secondo uno studio della Banca d’Italia tra il 2007 e il 2019 il 60% delle OPA ha riguardato il delisting (il 90% nel 2019).
Occorre quindi uno sforzo comune per riavvicinare il mondo del risparmio e quello dell’investimento (se non ora quando), perché le sole forze messe in campo dal governo difficilmente riusciranno a sostenere gli investimenti per raggiungere la crescita potenziale e sostenibile del PIL, che si aggira intorno al 2-2,5%.
Siamo ottimisti. Negli ultimi mesi abbiamo visto l’Italia ritrovare la credibilità internazionale perduta e abbiamo visto gli investimenti esteri tornare nel nostro paese. La strada da fare è ancora lunga, ma la direzione è quella giusta. A questo aggiungiamo che il nostro indice di Borsa è a metà strada circa dai massimi di lungo termine, mentre quelli di tutti gli altri paesi aggiornano quotidianamente i massimi. Dobbiamo smuovere la massa di denaro dormiente e favorire il flusso di investimenti privati all’economia reale, per esempio costituendo un “Fondo Sovrano” misto pubblico/privato o ancora favorendo la costituzione di campioni mondiali in diversi settori produttivi. I tempi e i modi li conosciamo, le risorse e la fantasia non ci mancano. Occorre la volontà di farlo.