Il punto sul mercato di Antonio Tognoli 19.07.2021
Wir können die Probleme nicht mit derselben Denkweise lösen, mit der wir sie geschaffen haben, diceva Einsten.
Altrimenti detto, dove è meglio che vengano investiti i denari del PNRR per consentire una crescita del PIL e quindi del benessere del Paese? Guardando gli ultimi 20 anni di investimenti e crescita dei principali paesi Europei, non si può certo dire che l’Italia sia da 10 e lode. Anzi. Non ci interessa qui indagarne i motivi, che conosciamo tutti molto bene, quanto cercare di capire quale possa essere il punto di rottura, più economico e meno politico, con il passato.
Chiaro che se gli investimenti verranno effettuati con le stesse modalità del passato, è difficile attendersi una crescita del PIL superiore a quella sperimentata. Il punto di rottura, siamo convinti, è rappresentato dagli investimenti nei settori delle energie alternative, della cura alla persona, del sociale e del welfare (in una parola, ESG).
Tutte quelle attività che sono state oggetto di scarsa attenzione nel nostro paese negli ultimi 20 anni. Obama, anni fa, ha tracciato la rotta, sta a noi arrivare alla meta. Ovvio che il ritorno reddituale di un investimento ESG è più lungo rispetto ad uno non ESG, ma il primo è sostenibile nel lungo periodo, il secondo no. Ma come si capisce quali sono le imprese e gli stati ESG compliant e quindi sostenibili. Sono quelle che, con i ricavi prodotti, non solo sono in grado di far fronte ai propri costi, ma anche di sostenere tutti gli investimenti necessari in modo assicurare la propria economica sopravvivenza. Il che non vuol dire che le imprese esistenti da 50 anni, lo saranno anche fra 50. Ma significa verificare il reale impegno delle imprese e degli stati nella transizione verso il futuro sostenibile. Pensiamoci prima di investire.