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Insights 4 Ago 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“L’unica certezza è che nulla è certo.” (Plinio il Vecchio)

Attenzione alle brusche rotazioni. La prima seduta di agosto ha visto un’ondata di vendite sulle Borse continentali: STOXX 600 –1,9%, DAX –2,7%, CAC 40 –2,9%, FTSE Mib –2,55% (nuovamente sotto i 40 000 punti), mentre il FTSE 100 –0,7% ha limitato i danni grazie al peso dei difensivi. Il sell-off ha coinciso con il peggioramento delle prospettive tariffarie: la fine della tregua dei 90 giorni e il nuovo fuoco di fila di dazi e minacce da parte di Donald Trump hanno riacceso il timore di un effettivo aumento del prelievo medio sull’export europeo. Sul piano micro, la stagione della seconda trimestrale si sta rivelando tiepida: il Stoxx 600 proietta ora una crescita utili del +1,8 % a/a (da –0,3% a inizio stagione), ma la reazione di prezzo ai miss di consenso è stata più severa del solito. Gli analisti di BNY Mellon notano una selettività estrema: utilities, IT e consumer goods sono i comparti preferiti, mentre industriali, pur leader da inizio anno, iniziano a prezzare il peso della forza dell’euro, che sottrae 2-3 % di utili a circa il 60% dei ricavi generati fuori dall’UE. Oltre il 40 % dei CEO cita l’adozione di AI come leva di efficienza, ma il vecchio continente continua a inseguire gli Stati Uniti. Il rischio chiave per il terzo trimestre resta una domanda più debole e margini compressi dai dazi: con le posizioni sull’equity europeo ai massimi storici, un eventuale stallo della ripresa potrebbe innescare rotazioni brusche.

America: dati lavoro fiacchi, Fed più vicina al taglio mentre la Casa Bianca rilancia sui dazi

Negli Stati Uniti il mese inizia con il jobs report di luglio: soli +73.000 occupati (consenso sopra 150.000) e revisione complessiva di -258.000 sui due mesi precedenti. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%, portando la media trimestrale dei payroll a 35.000, minimo pluriennale e segnale che la resilienza del mercato del lavoro si sta esaurendo. Le parole di Waller e Bowman, che hanno spiegato i loro dissensi al FOMC citando i primi scricchiolii occupazionali, trovano ora conferma nei numeri. Il mercato prezza oltre il 90 % di probabilità di un primo taglio a settembre e sconta due mosse entro fine anno, complice anche le dimissioni annunciate della governatrice Kugler (effettive dall’8 agosto) che ridurranno temporaneamente il fronte hawkish. Trump ha reagito attaccando il commissario BLS Erika McEntarfer, ordinandone il licenziamento via social: un gesto che ha innescato timori sulla credibilità delle statistiche federali, già messe in discussione dall’offensiva presidenziale contro il chairman Jerome Powell, invitato ad “andare al pascolo”. L’impennata di interferenze politiche sulle istituzioni indipendenti alimenta dubbi sulla integrità dei dati e sull’autonomia della Fed nel ciclo che sta per cominciare!

Wall Street scossa da big tech e nuove stoccate tariffarie: record in bilico?

Il listino americano ha retto solo in parte alla delusione macro sul mercato del lavoro: S&P 500 –0,40% (dopo un intraday record), Dow –0,98%, Russell 2000 –1,99%; unico in verde il Nasdaq +0,18%, sostenuto da flussi difensivi sull’hardware dopo la notizia che Nvidia potrà tornare a vendere il chip H20 in Cina e lanciare l’inedito RTX PRO. Ciononostante, le trimestrali miste dei colossi tech hanno lasciato il segno: Amazon ha deluso per il rallentamento di AWS e compressione dei margini, Apple ha beneficiato di vendite iPhone sopra attese ma non è bastato a compensare la rotazione settoriale; l’“AI enablers” basket è risultato il segmento più debole di inizio agosto. Sul fronte commerciale, la Casa Bianca ha chiuso la settimana con un’ulteriore raffica di dazi, nuovi target, nuovi rinvii, nuove aliquote, che ha incrinato il rassicurante TACO narrative (Tariff-Assisted Comeback Optimism) e riacceso l’attenzione sul forte incremento del effective tariff rate alle esportazioni verso gli Stati Uniti. Con i rendimenti Treasury in caduta e i margini S&P ancora alti (12% contro il 9-10% europeo), alcuni desk vedono spazio per una rotazione verso energy e health care in caso di persistente raffreddamento della spesa domestica, ormai vicina all’1% di crescita annualizzata. La domanda che domina ora i tavoli di trading è duplice: la Fed riuscirà a tagliare senza perdere credibilità? E l’interferenza politica sui dati farà deragliare la fragile fiducia degli investitori planetari nel faro statistico statunitense?