Il punto sul mercato di Integrae SIM
“La musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo” (Platone)
Finito il rimbalzo? Dopo aver recuperato quasi il 50% delle perdite accumulate da inizio agosto, le Borse mondiali hanno rallentato la propria corsa. Gli indici europei si sono mossi intorno alla parità, con l’eccezione dell’indice FTSE Mib, in rosso di circa mezzo punto percentuale. Tuttavia, ieri, il giorno precedente era stata la migliore piazza finanziaria in Europa. Wall Street si è mossa invece sempre in territorio positivo, grazie anche a dati macro leggermente superiori alle attese, soprattutto a livello di occupazione. La recessione non sembra quindi alle porte. Per Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, è più corretto parlare di normalizzazione. Durante il Covid, famiglie e imprese statunitensi hanno ricevuto fondi per $6 trilioni, a cui si sono aggiunti ulteriori $4 trilioni nel post-pandemia. Soldi finiti nei conti correnti dei consumatori, che hanno raddoppiato i propri risparmi dal marzo 2020 in poi. Buona parte di questi risparmi è stata spesa, spingendo verso l’alto l’economia e Wall Street. Ora i fondi extra si sono quasi esauriti, aprendo le porte a uno scenario nuovo. La disoccupazione, che guida il credito al consumo e l’acquisto di case, è il parametro più importante da osservare per capire l’andamento dell’economia. In sintesi: se l’occupazione rallenta significa che la festa è finita e si torna alla normalità, ma non si apre la crisi. Un messaggio di fiducia verso il futuro, ma nel breve termine, il ritorno della volatilità è un fenomeno che si dovrà gestire. E guarda caso tra i principali investitori nelle fasi di panico ci sono gli hedge fund. Secondo uno studio di Goldman Sachs, da inizio agosto i fondi speculativi hanno fatto il pieno di azioni, con i settori tech e sanità tra i titoli più comprati.
Buffett patriottico
Warren Buffett ha deciso di puntare sulla sicurezza del debito pubblico americano, più di quanto non faccia la stessa Fed. È stato infatti reso noto che il fondatore di Berkshire Hathaway detiene circa $235 miliardi di T-bills, debito con scadenza inferiore a 1 anno, pari al 3% del totale del debito pubblico. Una scelta che conferma lo storico approccio tattico del “guru di Omaha”, ovvero parcheggiare la liquidità in attesa di buone occasioni. Buffett ha infatti venduto azioni per $75 miliardi, dimezzando, ad esempio, la propria posizione in Apple. A differenza di quanto avviene nell’economia reale, parcheggiare la liquidità paga, considerato che i titoli di Stato con scadenza sino a 1 anno rendono oltre il 4,5%, ben oltre l’inflazione prospettica. La scelta di Buffett accende inoltre i riflettori sul mercato obbligazionario governativo, che diventa più interessante, considerato che le aspettative per una serie di tagli dei tassi della Fed e della BCE sono molto più alte rispetto a un mese fa. Ad esempio, le probabilità di una riduzione di 25 punti base nella riunione del 18 settembre del FOMC sono al 32%, mentre l’ipotesi di una riduzione di 50 punti è data al 68%. Nessuna chance che Jerome Powell lascerà i tassi invariati.
La regola di Sahm
La Regola di Sahm segnala una recessione in presenza di un aumento di 0,5 punti percentuali nella media mobile a tre mesi del tasso di disoccupazione USA rispetto al suo minimo nei 12 mesi precedenti: una regola che non ha mai dato falsi positivi o falsi negativi nelle 11 recessioni che si sono susseguite dal 1950 a oggi. Si è inoltre sempre rivelata precisa anche in termini di tempistiche, risultando imminente entro pochi mesi. Inoltre, è molto più accurata delle misure standard quali la curva dei rendimenti. Se i recenti numeri validano la Regola di Sahm, a livello ufficiale, la tempistica delle recessioni statunitensi è stabilita da un comitato di economisti del National Bureau of Economic Research, che ricerca una flessione diffusa dell’economia che duri più di qualche mese. Questa è la riflessione riportata nel weekly market outlook curato da Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. L’esperto non esclude quindi un rallentamento modesto negli USA a causa del calo dei consumi, ma esclude, per il momento, la recessione. Il Chief Economist di Columbia Threadneedle Investments non esclude che i prossimi dati macroeconomici USA possano segnalare in modo più netto e ampio un arretramento dell’economia, ma resta fiducioso che al momento si tratti solo di un falso allarme.