Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Noi tireremo dritto fino alla prima curva” (Otto Grunf)
Cambia il vento, in portafoglio. Nell’ultimo mese le small cap statunitensi hanno battuto nettamente i tecnologici: Russell 2000 +10% contro +1% del Nasdaq 100, e addirittura +21% l’indice delle banche regionali statunitensi, che riflettono lo stato di salute di famiglie e PMI. Questo movimento è dovuto a due fattori principali: il probabile taglio dei tassi da parte della Fed a settembre e l’approssimarsi delle elezioni presidenziali statunitensi, che si preannunciano tra le più combattute di sempre. Nel 2020 la differenza negli Stati chiave è stata di soli 44mila voti, mentre i sondaggi, prime della rinuncia di Biden, lo davano di appena il 2% distante da Trump. La partita è ancora aperta e il reset dello scorso weekend potrebbe aver rimescolato le carte. Un segnale significativo sono le donazioni: Kamala Harris ha raccolto $100 milioni in pochi giorni e altri potrebbero arrivare con l’annuncio del running mate atteso a metà della prossima settimana. Gli operatori non hanno ancora le idee chiare: ci sono almeno 3 candidati, ovvero i governatori degli Stati chiave guidati dai Democratici. Si cerca un profilo complementare a quello della candidata presidente. In questo scenario si afferma sempre di più la prospettiva di una rotazione settoriale, come dimostra il buon stato di salute del Russell 2000: entrambi i candidati si sono espressi a favore del sostegno alle PMI, le piccole capitalizzazioni sono molto sensibili ai tagli della Fed e, essendo molto esposte alle posizioni corte, potrebbero beneficiare di chiusure improvvise con un impatto significativo sui prezzi. Tuttavia, in un mercato grande come quello delle PMI quotate, è necessario essere molto selettivi.
Anche i portafogli migrano
Secondo Bank of America, i fondi azionari globali hanno modificato significativamente le loro strategie di investimento. Hanno aumentato gli acquisti di titoli in Asia e Giappone, riducendo le posizioni negli Stati Uniti e in Europa. A giugno, gli investimenti attivi nelle azioni dell’area Asia-Pacifico (escluso il Giappone) e nelle azioni giapponesi sono aumentati di $2,8 miliardi, mentre negli Stati Uniti sono diminuiti di $6,5 miliardi e in Europa di $4,3 miliardi. A livello settoriale, c’è stato un aumento degli investimenti nei servizi di comunicazione ($11,8 miliardi) e nel settore sanitario ($10,6 miliardi), ma una diminuzione nelle aziende tecnologiche ($20,9 miliardi) e energetiche ($14,7 miliardi). I fondi stanno spostando più capitali verso grandi aziende tecnologiche asiatiche, grazie alle buone performance del settore a giugno. Questo cambiamento avviene poiché le regioni fuori dagli Stati Uniti tendono a performare meglio quando l’indicatore dell’attività economica mondiale, Global Wave, è in crescita. Inoltre, i fondi d’investimento che si concentrano su mercati in rialzo generalmente destinano meno risorse all’Asia, ai mercati emergenti e al Giappone, amplificando il cambiamento nei modelli di investimento. Ora il vento sta cambiando.
Sono i profitti che guidano i mercati, non la politica
Dopo l’ultimo dibattito presidenziale, le probabilità di vittoria di Trump per le elezioni del 2024 sono aumentate, influenzando le strategie degli investitori. Gli analisti di Morgan Stanley rimangono però concentrati sui modelli del ciclo economico, come fatto nel periodo 2016-2017, e ritengono che la crescita economica sarà il principale fattore di guida per il futuro. Attualmente, la fase finale del ciclo economico favorisce investimenti di alta qualità, in particolare nelle grandi aziende industriali che hanno mostrato buone performance. La crescita della produzione industriale e i dati economici positivi supportano questa tendenza. La combinazione di un indice dei prezzi al consumo inferiore alle aspettative e l’aumento delle probabilità di rielezione di Trump ha portato a un aumento degli investimenti nelle piccole imprese, spinto dalle attività di trading dei dealer e dalla chiusura delle posizioni corte. Tuttavia, le piccole imprese potrebbero non mantenere questi guadagni a lungo termine a causa di tendenze di mercato sfavorevoli. Le aspettative sugli utili per le piccole imprese oggi sono infatti meno favorevoli rispetto al ciclo espansivo del 2016. Gli analisti da un lato si attendono una ripresa delle previsioni sugli utili e un miglioramento del clima aziendale. Le valutazioni di mercato delle piccole imprese potrebbero migliorare con la riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, ma dall’altro la loro marginalità è meno difendibile nella prospettiva di una riduzione dell’inflazione, ovvero la loro mancanza di pricing power.