Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Se non cambiasse mai nulla non ci sarebbero le farfalle“ (Anonimo)
Il mercato va contromano, sfidando le banche centrali. La giornata delle quattro streghe a Wall Street è alle spalle, con l’indice S&P 500 che ha chiuso la migliore settimana dallo scorso mese di marzo, la quinta consecutiva. Oggi le Borse statunitensi sono chiuse e di conseguenza non ci saranno dati macro di rilievo. Facendo un bilancio post annunci di Fed e Bce possiamo dire che il mercato crede che le banche centrali non si spingeranno avanti ancora a lungo nella politica restrittiva scommettendo invece sull’onda del futuro come dimostra il rally del tech. Qualche dubbio sulla tenuta del rally lo fa venire la volatilità ai minimi storici, che potrebbe quindi riaccendersi all’improvviso portando a una correzione del listini. Per alcuni operatori inoltre le sfide che ha di fronte la politica monetaria sono molto difficili. Esistono infatti indicatori “invisibili” che sembrano poco impattare sull’inflazione e invece potrebbero portare a dei sussulti. Pensiamo per esempio che in Europa l’inflazione core è sopra il 5%, lontanissima al 2%, target della Bce. Il mercato starebbe quindi giocando d’azzardo sposando un futuro dove l’intelligenza artificiale cura ogni male ovvero garantisce una crescita duratura. Alimenta questa euforia la svalutazione del dollaro, passato da 0,9 a 1,1 contro euro, favorisce le esportazioni Usa e mettendo al riparo le large coporrate dalla recessione pur in un contesto di tassi elevati e inflazione ancora elevata.
Scontro generazionale
Secondo alcuni operatori alla base dell’atteggiamento falco dei banchieri centrali statunitensi ed europei ci sarebbe un fattore anagrafico. In buona parte sono infatti coscritti ovvero testimoni diretti dell’inflazione degli anni ‘70, quando erano studenti universitari vivendo sulla propria pelle il disagio di un costo della vita fuori controllo. Ma lo scenario attuale è completamente diverso con un mercato economico e finanziario globalizzato e dove la tecnologia ha un ruolo chiave rispetto al passato, per dare una prospettiva di produttività e crescita in grado di assorbire gli shock. Ipotesi, che per ora trovano conferma solo nel rialzo dei listini mondiali oramai entrati un gran parte in un mercato toto, lasciandosi alle spalle quasi un anno di bear market. Chi è rimasto fuori dal rialzo attende una correzione che per ora non si è manifestata, sia nel comparto azionario che obbligazionario. Le principali case di investimento iniziano progressivamente a sposare uno scenario rialzista. L’ultima in ordine di tempo è stata Generali Investments, che, per voce dello strategist Martin Wolburg, vede un tasso di picco per i depositi euro al 3,75% a luglio e poi una pausa con la BCE che a settembre dovrà rivedere sostanzialmente al ribasso le proiezioni di crescita, aprendo una nuova stagione di tassi al ribasso.
L’Italia va
Piazza Affari è la migliore Borsa d’Europa e la quinta al mondo da inizio anno. Il rendimento del Btp a 10 anni è sceso anche sotto il 4%, nonostante il rialzo dei tassi da parte della Bce, e lo spread sui minimi da oltre 1 anno. Il prezzo delle materia prime, ed in particolare del gas, restano sui minimi dell’anno favorendo un calo dell’inflazione, non core ovviamente, una boccata di ossigeno per famiglie e imprese che devono invece ancora affrontare l’aumento del costo del denaro. Il Governo è stabile e i rapporti con l’Europa su dossier importanti come Pnrr e immigrazione sono in deciso miglioramento. In questo contesto la Banca d’Italia ha più che raddoppiato le proprie le stime di crescita per il 2023, portandole oltre le previsioni del governo, e tagliato quelle sull’inflazione. Nel dettaglio, bankitalia ipotizza per l’anno in corso una crescita dell’1,3% da confrontare con quella di 0,6% immaginata a gennaio e un tasso di inflazione armonizzata al 6,1% da 6,5%. Via Nazionale riduce invece le prospettive sulla crescita del prossimo anno a +1%, dal precedente +1,2%, tagliando anche le previsioni di inflazione a +2,3% da +2,6%. Per il 2025 infine si attende una leggera riduzione delle stime sulla crescita +1,1% da +1,2% – mentre l’attesa sull’inflazione resta invariata a 2% ovvero perfettamente in linea con il target della Bce, facendo presumere che nel frattempo il costo del denaro si sarà notevolmente abbassato.