Il punto sul mercato di Integrae SIM
“La paura controlla l’ignoranza. La conoscenza controlla la paura” (Seneca).
Il falco Powell rovina la festa. In conseguenza dei recenti dati su inflazione e mercato del lavoro, la Fed potrebbe incrementare il livello dei tassi d’interesse più del previsto e anche con un ritmo più rapido se le informazioni in uscita suggeriranno misure più severe per controllare l’inflazione. Queste le dichiarazioni nella prima giornata di audizione del presidente Jerome Powell alla Commissione bancaria del Senato Usa, precisando che “gli ultimi dati economici sono stati più forti del previsto, il che suggerisce che il livello finale dei tassi di interesse sarà probabilmente più alto di quanto previsto in precedenza“. I listini mondiali hanno reagito virando prepotentemente al ribasso, in particolare Wall Street ha registrato perdite superiori all’1% (S&P 500 sotto i 4mila punti). Di riflesso il Vix sull’S&P 500 è salito del 4%, rimanendo tuttavia sotto la soglia psicologica dei 20 punti e lontano dai massimi del 2023. Anche Piazza Affari dopo avere sfiorato il nuovo massimo da 5 anni (posto a 28.212 punti, toccato nel gennaio del 2022) ha chiuso in territorio negativo. Oggi secondo round di audizioni di Powell con il Parlamento. Nel frattempo la probabilità di un target rate della Fed sopra i 500 punti (il 5%) è salito al 69%, dal 9% di un anno fa (e alcuni trader scommettono sul 6%). Trend che implicherebbe almeno altri 2 aumenti da 25 punti base. La Bce non starà ovviamente a guardare, con la differenza che gli aumenti dovrebbero essere di valore almeno doppio, considerato il gap tra i due livelli di tasso (300 bp rispetto a 475 bp). Tra i Falchi della Bce si stima un target rate del 4,5%. Una tensione destinata durare almeno sino a venerdì quando saranno diffusi importanti dati sul mercato del lavoro Usa che potrebbero confermare o smentire le preoccupazioni di Powell.
Terre sempre più rare
Il litio e le terre rare sono materie prime che stanno diventando sempre più importanti, al punto di poter superare la rilevanza del petrolio e del gas. Esistono 17 elementi delle terre rare che hanno centinaia di usi: dai sistemi di guida dei missili alle banconote, anche se vengono usati soprattutto per produrre magneti. Le catene di approvvigionamento delle terre rare sono quindi uno dei perni della politica industriale dell’Unione europea per la transizione verso tecnologie più verdi. Attualmente buona parte dei magneti permanenti sinterizzati di terre rare, necessari per i motori dei veicoli elettrici, sono prodotti prevalentemente in Cina. L’Europa è quindi totalmente dipendente dalle importazioni di litio. Una delle strade per ridurre la dipendenza è quella di riciclare: più materie prime si possono riciclare, meno se ne devono estrarre. Anche secondo Allianz Global Investor l’unico modo per soddisfare in modo sostenibile la domanda di materie prime derivante dall’energia pulita in futuro è il riciclaggio efficiente dei prodotti elettronici,”e-waste“. Per questo motivo il tema “Esg” è destinato a crescere sempre più di importanza come asset class di piccoli e grandi investitori nei prossimi anni. E in questo contesto Piazza Affari, attraverso l’Euronext Growth Milan, che raggruppale Pmi ad alto potenziale di crescita, può offrire diverse opportunità con un numeroso e crescente gruppo di società esposte ai temi Esg su cui Integrae Sim ha una copertura attiva.
Più Btp e meno spread
Se sul mercato azionario è tornata la volatilità, le cose vanno meglio a livello obbligazionario. Lo dimostra l’appetito degli investitori per la nuova emissione del Btp Italia. Dopo gli €3,62 miliardi richiesti nella prima giornata, nel secondo round di ieri si sono aggiunti ulteriori €3 miliardi circa. Gli investitori retail hanno tempo ancora oggi per aderire mentre domani sarà il turno degli istituzionali. Nel frattempo lo spread Btp-Bund è calato a a quota 179 punti, riavvicinando i minimi degli ultimi 6 mesi. Ricordiamo che si tratta di un titolo con scadenza nel 2028, che prevede una cedola (reale) annua minima del 2% al lordo delle imposte, più l’inflazione Istat (indice Foi). Considerando l’inflazione implicita nei rendimenti dei Btp Italia già quotati, che è quindi frutto delle aspettative di mercato, gli esperti calcolano che il rendimento annuo a scadenza (ovvero mantenendo i titoli in portafoglio) dalla nuova emissione, possa essere poco sotto il 6% al lordo d’imposta (tenendo anche conto del premio finale per chi lo detiene fino alla sua naturale scadenza, fissata per il 14 marzo 2028), che si confronta con il 4% dei Btp a 5 anni. L’Italia rende bene ma senza costi eccessivi rispetto alla Germania, a dimostrazione che il debito del nostro Paese non viene considerato a rischio sostenibilità come alcune cassandre citate dal Financial Times avevano previsto dopo elezioni politiche di settembre. Una stabilità che farà bene anche al mercato azionario domestico.
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