Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Chi ha figli non può restare a lungo povero; chi non ha figli non può restare a lungo ricco” (Proverbio cinese)
La ricchezza cresce nonostante la crisi. Secondo la tredicesima edizione del Global Wealth Report realizzato dal Credit Suisse Research Institute nel 2021 la ricchezza globale aggregata è cresciuta del 12,7%, un tasso annuo mai registrato prima, mentre nel 2022 l’inflazione, l’aumento dei tassi e il calo del valore degli asset potrebbero invertire la tendenza. Ma se nel breve termine potremmo assistere a una battuta d’arresto, nel medio periodo le cose non cambieranno. La ricchezza livello globale dovrebbe aumentare del 36% al 2026 ma con una diversa redistribuzione a livello geografico. I Paesi a basso e medio reddito che rappresentano oggi il 24%, saliranno al 42% nei prossimi cinque anni. La ricchezza globale per adulto dovrebbe aumentare del 28% entro il 2026 e superare la soglia di $100.000 nel 2024. Nei prossimi cinque anni aumenterà sensibilmente anche il numero dei milionari che raggiungerà quota 87 milioni. E in Italia? Il risparmio lordo delle famiglie è sceso dal 17,4% del PIL del 2020 al 15,2% del 2021 quando a fine anno la ricchezza per adulto era pari a $231.323, con un aumento medio nel periodo 2000-2021 del 3,1%. Se questo le previsioni di Credit Suisse sono esatte, facile prevedere un rimbalzo sia del comparto obbligazionario che di quello azionario, sempre nello stesso orizzonte temporale.
I dolori di Powell
I tassi di interesse in Usa resteranno alti ed a lungo. E questo comporterà dei dolori. Lo ha ribadito dopo l’ultimo aumento del costo del denaro Jerome Powell che ha gettato nello sconforto i mercati che venerdì scorso hanno chiuso tutti i profondo rosso. In una settimana il Nasdaq ha perso il 5%, poco meglio hanno fatto l’Ibex, il Cac e l’FTSE Mib. Da inizio anno il rosso della Borsa high tech statunitense supera il 30%, quello delle blue chip italiane il 22%. E le prospettive non sono per un’inversione di tendenza: Goldman Sachs vede l’S&P 500 a 3.100 punti in caso di recessione USA (-8% rispetto ai livelli attuali). Ipotesi verosimile se pensiamo che in caso di recessione le stime di profitti aziendali 2023 dovrebbero mostrare un calo del 30% su base annua, mentre gli analisti stimano ancora un +7%. Ricordiamo infine che per il 2022 la Fed vede un PIL in leggerissima crescita rispetto al +1,7% stimato a inizio anno. Se la strada intrapresa da Powell sta facendo irritare i mercati, per alcuni operatori interpellati da Class CNBC questa posizione “falco” sarebbe invece la strada giusta per fare recuperare credibilità alla banca centrale. La strategia “don’t figth the Fed“ creerebbe le condizioni per un rally di fine anno (che stagionalmente inizia a metà ottobre) spingendo l’S&P 500 sino a 4.000-4.400 punti: +22% sui livelli attuali. In questo contesto di grande incertezza buona regola è quella di non inseguire i trend ma investire in ciò che si conosce bene e farsi trovare pronti, con la liquidità, per cogliere le opportunità quando si presentano.
And the winner is…
Come ampiamento previsto dai sondaggi, il centro destra ha vinto le elezioni politiche in Italia. A spoglio ancora in corso tra le prime due coalizioni in competizione, il distacco è di circa 20 punti percentuali. Le proiezioni sull’attribuzione dei seggi in Parlamento vede un ampio margine per formare un Governo stabile. A caldo la notizia più rilevante è che ci sono buone probabilità che per la prima volta nella storia d’Italia una donna diventi Premier. Prima del voto, L’Economist ha titolato: l’Europa deve preoccuparsi per il voto in Italia? In un anno di cattive notizie globali l’esito delle urne nel nostro Paese pare quasi ininfluente. Gli investitori prestano molta più attenzione ai risultati, nel mese di novembre, del congresso del partito comunista cinese (PCC) e delle elezioni di mid term in Usa, che potrebbero consolidare o indebolite rispettivamente i ruoli di Xi Jinping e Joe Biden. Secondo alcuni social network sarebbe corso un Colpo di Stato che avrebbe portato alla caduta del primo ministro. Bufale? L’instabilità politica nei due grandi imperi moderni, sarebbe sicuramente una vera nuova cattiva notizia.