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Insights 11 Nov 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Cercate di promettere un po’ meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni” (Alcide de Gasperi)

Come un raggio di sole nella tempesta il dato sull’inflazione ha dato una forte spinta agli indici azionari e alle speranze degli investitori per un Fed pivot prima del previsto. Come riportato dal Bureau of Labor Statistics, l’IPC è aumentato del 7,7% su base annua rispetto al +8,2% del mese precedente e al di sotto dell’8,0% atteso dal consenso. La lettura, ha spiegato l’ufficio statistico, rappresenta l’aumento più basso su 12 mesi dal gennaio scorso. Con la Fed che per la quarta volta ha aumentato i tassi di 75 punti base nell’ultima riunione, i derivati sui fed funds per il prossimo meeting di dicembre indicano ora un rallentamento del rialzo:+50 punti base con il 85% di possibilità. In questo contesto la soglia psicologica dei 23mila punti sull’indice l’FTSE Mib è stata superata in silenzio mentre quella di 24mila, con fermento. Il rimbalzo di ottobre ha quindi preso un bel ritmo, trasformandosi forse, in quel rally di fine anno che in molti stavano aspettando. La voglia di recuperare il terreno perso c’è, dopotutto le blue chip perdono ancora il 10% da inizio anno, ma la differenza la faranno come sempre i fondamentali sottostanti alle aziende. In assenza di nuovi elementi distorsivi sembrano esserci le condizioni per proseguire con questo trend mentre le incertezze sul 2023 sono ancora presenti, ovvero recessione e tensioni geopolitiche.

Piccolo e bello e diversificato

Secondo la società di gestione del risparmio Gam occorre ancora muoversi con la cautela nell’attuale contesto in evoluzione, ma non per questo essere rassegnati: diversificazione e orizzonte temporale restano le colonne che reggono portafogli diversificati con intelligenza. Tra le varie pietre che costituiscono l’impianto della diversificazione, gli esperti ne hanno individuato quattro, veri e propri fenomeni destinati a perdurare oltre una fase così complessa come quella attuale: il lusso, il turismo, l’avanzamento digitale (tra cui il metaverso) e l’energia, ed in particolare la decarbonizzazione e la transizione energetica. Temi di investimento che vedono protagoniste sia le large cap ovvero i grandi operatori globali, che le mid e small cap. E il listino italiano, in particolare l’Euronext Growth Milan, è ricco di società esposte a questi trend con la possibilità di raggiungere anche un buon grado di diversificazione. Pensiamo ad esempio a Fope, società attiva nel campo della gioielleria Made in Italy, che ha guadagnato il 156% da inizio anno o la Comal, attiva nella realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili, che ha guadagnato il 30% da gennaio ad oggi.

La Cina, lentamente, si riavvicina

Secondo alcuni osservatori i rapporti diplomatici tra Cina e occidente non sono mai stati così cattivi. La posizione di Xi Jinping nei confronti del conflitto Russia-Ucraina, le minacce di guerra per il controllo di Taiwan, e i dubbi sulle responsabilità cinesi per lo scoppio della Pandemia. Tuttavia, da quando è iniziata la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel 2018, la Cina ha evitato di mettere in atto ritorsioni contro le aziende a stelle e strisce. Tesla ad esempio ha costruito una fabbrica a Shanghai. Starbucks dispone di 6.000 negozi in Cina. General Motors vende più auto in Cina che negli Stati Uniti e non si è assistito sinora a misure contro queste aziende e a favore di quelle cinesi. Nel complesso, il Governo asiatico pare ancora interessato all’attrazione di capitali esteri e a una maggiore apertura alle imprese internazionali. Dopo la conclusione del congresso del Partito Comunista Cinese, le cose stanno lentamente migliorando. In particolare l’allentamento delle restrizioni della politica zero covid che dovrebbero entrare in vigore a partire da aprile 2023 sarebbero un segnale molto importante. La Cina potrebbe quindi rivelarsi un tema di investimento nel corso del prossimo anno considerato che i principali indici azionari del Paese perdono ancora oltre il 25% da gennaio.