Il punto sul mercato di Integrae SIM

«La politica è l’arte del possibile, ma anche del prevedere l’imprevedibile» (Otto von Bismarck)
Le borse europee hanno chiuso perlopiù in calo: Stoxx 600 in flessione dello 0,1%, FTSE 100 in calo dello 0,1%, DAX in rialzo dello 0,5%, CAC in calo dello 0,7%, FTSE Mib in rialzo dello 0,33%. Riflettori accesi sui segnali che arrivano dal mondo corporate, dove il sentiment verso l’economia europea resta fragile. Secondo un’indagine del European Round Table for Industry, che raccoglie circa 60 amministratori delegati tra cui quelli di ASML, BASF e Vodafone, la capacità dell’Europa di attrarre investimenti si sta indebolendo. Il 38% degli intervistati prevede di ridurre o rinviare investimenti già programmati nel continente, mentre solo l’8% intende aumentarli. Al contrario, il 45% punta a espandere gli investimenti negli Stati Uniti, oggi percepiti come ambiente più favorevole per allocare capitale. I dirigenti sollecitano Bruxelles a spingere sulle riforme per restare competitiva rispetto a Stati Uniti e Cina, ma una larga maggioranza giudica limitati i benefici finora ottenuti dalle iniziative europee su regolazione, mercato unico, concorrenza ed energia.
Wall Street in attesa della Fed, tra volatilità e rotazioni settoriali
Negli Stati Uniti seduta mista: Dow Jones in calo dello 0,32%, S&P 500 quasi invariato a meno 0,03%, Nasdaq in lieve rialzo dello 0,14%, Russell 2000 in progresso dello 0,41%. In un clima di attesa per la riunione della Federal Reserve di oggi e per una nuova ondata di notizie sull’intelligenza artificiale, hanno performato meglio i titoli più volatili e quelli preferiti dagli investitori retail, mentre i colossi tecnologici hanno mostrato andamenti divergenti. Gran parte dei movimenti è dipesa da presentazioni a conferenze settoriali e aggiornamenti societari, senza un vero driver macro. L’ultimo dato sul mercato del lavoro non ha aggiunto elementi significativi, mentre sullo sfondo restano i timori per l’aumento dei rendimenti obbligazionari globali legati a un approccio ancora restrittivo delle banche centrali. Più tranquillo il fronte delle operazioni straordinarie, mentre la Casa Bianca ha rilanciato nuove minacce tariffarie.
La Corte Suprema e il dibattito sul potere presidenziale
Il terzo capitolo della giornata arriva da Washington, dove la Corte Suprema sembra orientata a prendere una decisione storica: ampliare in modo significativo il potere del presidente a scapito del Congresso, modificando un precedente giuridico che dura da 90 anni. Durante l’udienza, la maggioranza conservatrice ha lasciato intendere di voler consentire a Donald Trump la rimozione permanente di una commissaria della Federal Trade Commission, aggirando le norme che ne tutelano l’indipendenza. Le tre giudici democratiche hanno avvertito che ciò aprirebbe a «un potere incontrollato nelle mani del presidente». Una decisione favorevole a Trump allargherebbe ulteriormente l’attuazione della teoria del “presidente unico”, già visibile in sentenze recenti, e spianerebbe la strada a un maggiore controllo della Casa Bianca su decine di agenzie federali indipendenti. Un tema che promette impatti rilevanti anche sui mercati, dall’antitrust alla tutela dei consumatori.