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Insights 1 Dic 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Io non correvo, facevo correre gli altri» (Nicola PIetrangeli)

Le borse europee hanno iniziato la settimana in lieve ribasso, pur recuperando dal minimo giornaliero: Stoxx 600 -0,2%, FTSE 100 -0,13%, DAX -1%, CAC -0,2%, FTSE Mib -0,22%. La giornata è stata dominata dalle notizie secondo cui gli Stati Uniti stanno portando avanti colloqui diretti con Russia e Ucraina, escludendo di fatto l’Unione Europea dal tavolo negoziale. L’amministrazione americana ritiene che l’Europa non disponga né delle risorse finanziarie né di quelle militari per influenzare davvero l’esito del conflitto e tema che Bruxelles cerchi solo di bloccare qualsiasi accordo non basato sulla sconfitta totale della Russia. In parallelo, indiscrezioni parlano di nuovi accordi economici USA Russia in settori strategici come terre rare ed energia, con investitori statunitensi ora in dialogo con oligarchi vicini al Cremlino. I titoli della difesa europea sono risultati tra i peggiori, alcuni sui minimi degli ultimi cinque mesi. Tuttavia, diverse case d’investimento giudicano la reazione eccessiva: secondo Citi, anche un eventuale cessate il fuoco non ridurrebbe la necessità di potenziare la capacità militare europea, mentre Bank of America prevede per il settore un 2026 da record e una crescita annua degli utili superiore al 20% fino al 2030.

Wall Street in calo e primi segnali di fatica dopo il rimbalzo di novembre

A Wall Street la seduta si è chiusa in territorio negativo: Dow Jones -0,90%, S&P 500 -0,53%, Nasdaq -0,38%, Russell 2000 -1,25%. L’indice S&P ha interrotto una serie di cinque rialzi consecutivi. I titoli più speculativi, inclusi criptovalute (-6% il Bitcoin) e società molto vendute allo scoperto, hanno guidato la debolezza. Il clima è rimasto cauto anche per la pressione sui rendimenti dei titoli di Stato giapponesi, alimentata dalle aspettative di una stretta graduale da parte della Bank of Japan, e per il calo recente di Bitcoin, sceso di circa 17,5% il mese scorso. Negli Stati Uniti l’indice sull’attività manifatturiera di novembre ha deluso, mentre le indicazioni preliminari sullo shopping del weekend del Ringraziamento sono state più incoraggianti. Sul fronte della politica monetaria resta al centro il tema del possibile cambio ai vertici della Federal Reserve: Donald Trump ha confermato di aver scelto il successore di Jerome Powell, senza però rivelarne il nome, con l’economista Kevin Hassett considerato il favorito.

Fed, transizione di leadership e attese di mercato

Il dibattito sulla nomina del prossimo presidente della banca centrale resta uno dei principali driver per gli investitori. Secondo la stampa americana, Hassett gode del sostegno del circolo più ristretto del Presidente e si è detto “pronto a servire”. Il suo eventuale insediamento richiederebbe comunque la conferma del Senato, che in passato ha votato con margini molto ridotti su figure chiave della politica monetaria. Per ora, tuttavia, le aspettative su un taglio dei tassi a dicembre non hanno subito variazioni rilevanti: gran parte degli analisti ritiene che, indipendentemente dal nome del futuro Presidente, il nuovo vertice della Fed dovrà comunque trovare un punto di equilibrio tra un comitato diviso e un’economia che mostra segnali misti.