Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Ma il cielo è sempre più blu» (Rino Gaetano)
Le borse europee hanno chiuso miste: Stoxx 600 -0,3%, FTSE 100 +0,1%, DAX -0,8%, CAC invariato, FTSE Mib -0,6%. Il listino paneuropeo archivia così la peggior settimana degli ultimi mesi, complice la fuga verso i safe asset che ha spinto in alto i prezzi dei bond. La fragilità dell’AI trade, più volte segnalata nel corso dell’ultima settimana, rimane il driver: timori su valutazioni troppo tirate, effetti leva e dubbi crescenti sulla sostenibilità di investimenti massivi in infrastrutture. A complicare il quadro, l’EBU ha rilevato che alcuni modelli di AI producono allucinazioni fino al 40% dei casi, un dato che riaccende il tema della qualità dei risultati. Nel medio termine, però, diversi analisti continuano a vedere l’Europa come un mercato meno vulnerabile rispetto al 2000: investimenti più contenuti nei data center, economia attesa in riaccelerazione nel 2026 grazie a politiche fiscali espansive e minori incertezze commerciali. Sul fronte tassi, cresce il dibattito su quanto i Bund siano ancora un hedge efficace: la limitata esposizione azionaria delle famiglie europee riduce la probabilità che un bear market inneschi ulteriori tagli della BCE.
Rimbalzo ordinato dopo una settimana volatile
Seduta positiva a New York con un ritorno del risk-on: Dow +1,08%, S&P 500 +0,98%, Nasdaq +0,88%, Russell 2000 +2,80%. Nonostante il rimbalzo, tutte le principali asset class restano in perdita su base settimanale. Bene i segmenti value, small cap e i titoli più shortati, mentre il “grande malato” della settimana, il comparto AI, prova a respirare. Il rialzo è stato alimentato dalla forte revisione al rialzo delle probabilità di un taglio Fed a dicembre, oggi sopra il 70% dopo i toni dovish di Williams, rispetto a circa il 20% a inizio settimana. Resta però un mercato a due velocità: a una narrativa rialzista fatta di buyback, stagione delle trimestrali solida, posizionamento più leggero e resilienza della spesa retail, si contrappone una narrativa ribassista che cita AI-debt, volatilità del VIX, risk management dei sistematici e timori di nuovi dazi nel 2026.
La FED naviga al buio
La parte macro continua a descrivere un’America nervosa. La fiducia dei consumatori è scesa a 51, uno dei livelli più bassi mai registrati: l’inflazione al 3%, la disoccupazione al 4,4% e una percezione di instabilità crescente stanno corrodendo il morale del Paese. La situazione è aggravata dalla paralisi statistica: il Bureau of Labor Statistics ha annunciato che non pubblicherà il CPI di ottobre, per mancanza di dati raccolti durante lo shutdown, mentre l’employment report è già stato cancellato. Per la prima volta dal 1994, verranno attivati i meccanismi alternativi per il calcolo degli interessi nei mercati inflation-linked (ovvero un piano d’emergenza che dice cosa fare quando manca il dato sull’inflazione ufficiale causato dallo shutdown), mentre il CPI di novembre slitterà al 18 dicembre, dopo l’ultimo meeting FOMC dell’anno. In un contesto di dati limitati e consumatore sotto pressione, la Federal Reserve si trova ora a navigare “al buio”, con una parte del board che spinge per cautela e un’altra che teme un rallentamento più incisivo del previsto.