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Insights 28 Ott 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Il futuro appartiene a chi sa leggere nei segnali deboli del presente» (Peter Drucker)

Le borse europee hanno chiuso la seduta di vigilia della riunione FED in territorio misto: STOXX 600 (0,2%), FTSE 100 +0,4%, DAX (0,1%), CAC (0,3%), FTSE Mib +0,51%. La stagione degli utili del terzo trimestre in Europa mostra un quadro contrastante. Le società dello STOXX Europe 600 hanno registrato una crescita degli utili annua dello 0,2%, il dato più debole dall’inizio del 2024. Tuttavia, il 22% delle aziende ha battuto le attese, con uno scarto medio positivo del 2,6%, il miglior risultato dal 2009. Il settore bancario ha guidato i rialzi, con sorprese sugli utili del 4%, mentre automotive e chimica hanno sofferto per l’impatto dei dazi USA, che hanno eroso i margini e portato a revisioni negative del 30% e 12% rispettivamente. Nonostante ciò, emergono segnali di stabilizzazione: la velocità delle revisioni degli utili è rallentata e la stabilità dell’euro ha attenuato la pressione sulle esportazioni. Secondo Barclays, le reazioni dei prezzi ai risultati sono state le più forti dal quarto trimestre 2023, e gli analisti di JPMorgan prevedono una crescita piatta nel 2025, ma un’espansione del 4% nel 2026, grazie a valute più stabili e a tagli BCE aggiuntivi in uno scenario “Goldilocks” di inflazione in calo, rendimenti più bassi e attività in ripresa.

Mercati in rialzo in attesa della Fed e delle Big Tech

A Wall Street, gli indici hanno chiuso prevalentemente in rialzo: Dow +0,34%, S&P 500 +0,23%, Nasdaq +0,80%, Russell 2000 (0,55%). Il mercato resta sostenuto da una combinazione di tagli della Fed, crescita degli utili a doppia cifra, frenata delle tensioni commerciali e ripresa degli acquisti retail. Tuttavia, la seduta ha mostrato una certa debolezza di ampiezza, con l’indice equal-weight S&P in calo rispetto alla versione ponderata per capitalizzazione. Gli operatori attendono la riunione del FOMC, con i riflettori puntati più sulla decisione sul Quantitative Tightening che sul taglio dei tassi di 25 punti base già scontato. L’attenzione si sposta ora sulle trimestrali delle Magnifiche 7, che arriveranno tra mercoledì e giovedì sera, e sull’atteso incontro Trump–Xi di giovedì. Intanto, l’attività di M&A resta vivace, con oltre 80 miliardi di $ in operazioni annunciate solo lunedì, mentre l’aumento degli annunci di licenziamenti aziendali viene interpretato come segnale di rafforzamento dei margini e maggiore produttività, anche grazie all’adozione dell’intelligenza artificiale.

Accordi parziali, ma le questioni strutturali restano irrisolte

I negoziatori di Washington e Pechino hanno predisposto una serie di intese minori che i presidenti Xi Jinping e Donald Trump dovrebbero formalizzare questa settimana, ma nessuna di queste affronta i nodi strutturali del conflitto economico tra le due potenze. Sebbene i mercati abbiano accolto con favore l’attenuazione della tensione commerciale, gli analisti mettono in guardia: gli accordi in preparazione non risolvono questioni chiave come la sicurezza nazionale o la volontà di Trump di ricostruire la manifattura americana. Il presidente repubblicano punta a un “riequilibrio” tra le due economie, con un rilancio della produzione interna e un aumento dei consumi cinesi, ma il piano quinquennale di Pechino mostra che Xi Jinping ha obiettivi divergenti, più orientati al consolidamento dell’autosufficienza e alla crescita guidata dallo Stato. In sintesi, le ultime intese rischiano di essere più simboliche che sostanziali, e di rinviare le vere questioni che dividono i due colossi economici.