Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Il vero coraggio non è ignorare la paura, ma guardarla in faccia e continuare ad agire» (Paulo Coelho)
Le borse europee hanno chiuso la seduta di mercoledì perlopiù in calo: STOXX 600 -0,1%, FTSE 100 +0,9%, DAX -0,7%, CAC -0,6%, FTSE Mib -1%. Il comparto Aerospace & Defense ha sovraperformato in apertura dopo il rinvio del summit tra Donald Trump e Vladimir Putin. Mosca insiste sulla resa integrale dell’intera regione del Donbas, ben oltre le attuali linee del fronte, dove la Russia controlla circa il 78% del territorio. Nel frattempo, i Paesi europei stanno finalizzando un piano di pace in 12 punti, sostenuto da Kiev e incentrato su garanzie di sicurezza, nessuna cessione territoriale e un consiglio di supervisione presieduto da Trump, come riportato da Bloomberg.
Ma, il quadro operativo in Europa resta fragile. Gli analisti sottolineano che gli aiuti militari europei non sono mai stati sufficienti a garantire una vittoria ucraina e sono ulteriormente diminuiti. Il prestito da 150 miliardi di euro garantito da asset russi congelati potrebbe offrire un sollievo temporaneo, ma non cambierebbe le dinamiche sul campo. Le grandi potenze europee continuano a mostrare riluttanza a un coinvolgimento diretto, mentre fonti indipendenti riportano avanzate russe nell’area di Pokrovsk, punto strategico nel Donetsk. Se la guerra dovesse proseguire, alcuni osservatori ritengono plausibile che Mosca possa completare il controllo del Donbas.
A Wall Street tecnologia sotto pressione
A Wall Street la seduta è stata negativa, anche se gli indici hanno chiuso lontani dai minimi: Dow Jones -0,71%, S&P 500 -0,53%, Nasdaq -0,93%, Russell 2000 -1,45%. Il movimento ribassista è stato attribuito principalmente al rischio di un’escalation nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina. La Casa Bianca starebbe preparando nuove restrizioni all’export di software verso Pechino, dopo alcuni segnali recenti di distensione e l’attesa di un incontro tra Trump e Xi.
La stagione degli utili ha contribuito a raffreddare il sentiment con le delusioni di Netflix e Texas Instruments, a fronte dei buoni risultati di Vertiv e General Electric Vernova. Sotto osservazione anche il comparto finanziario, con Capital One e Western Alliance che hanno allentato le preoccupazioni legate ai crediti deteriorati, nonostante la bancarotta del subprime lender PrimaLend abbia riportato tensioni sul credito.
Sul fronte macro, il calo della volatilità e le aspettative di un taglio dei tassi Fed entro fine anno non sono bastati a sostenere l’azionario, che mostra segnali di stanchezza nei settori più speculativi: AI, quantum computing, rare earths e retail favorites in particolare.
Tanto tuonò che crollò
Dopo settimane di corsa, oro e argento hanno subito il peggior ribasso da oltre un decennio. Nella seduta di martedì Il gold spot ha perso fino al 6,3%, mentre l’argento è sceso dell’8,7%, con i principali produttori Barrick Mining, Newmont e Agnico Eagle Mines in calo di oltre l’8%. Nella seduta di mercoledì c’è stata una reazione ma la ferita resta aperta. Il crollo interrompe una fase di rally sostenuta dalle scommesse su un maxi-taglio dei tassi Fed e dal cosiddetto “debasement trade”, con gli investitori che si erano spostati dalle valute e dai titoli di Stato verso le materie prime per proteggersi da deficit pubblici record e rischi politici negli Stati Uniti.
Martedì, però, il clima è cambiato: la prospettiva di nuovi colloqui commerciali tra Washington e Pechino, unita a una fase tecnica di ipercomprato e a un rafforzamento del dollaro, ha innescato le vendite. Il fenomeno riflette un più ampio riequilibrio del rischio, con i mercati che tornano a interrogarsi sulla sostenibilità dei rally “rifugio” in un contesto politico e macro ancora estremamente fluido.