Il punto sul mercato di Integrae SIM

«La fiducia è come l’aria che respiri: quando manca, te ne accorgi subito.» (Warren Buffett)
Le borse europee hanno chiuso la seduta di venerdì in ribasso: STOXX 600 -0,9%, FTSE 100 -0,9%, DAX -1,8%, CAC -0,2%, FTSE Mib -1,45%. Dopo aver toccato un record a 574,30 punti all’inizio del mese, l’indice paneuropeo ha perso slancio, appesantito da rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e da nuove preoccupazioni per il sistema bancario regionale americano.
Un sondaggio condotto da Bloomberg tra gli strategist indica aspettative di fine anno ferme a 560 punti per lo Stoxx 600, in linea con la media del mese precedente e pari a un ribasso dell’1% rispetto alla chiusura di mercoledì. Le previsioni restano divergenti: Société Générale stima un possibile calo a 530 punti, mentre Citigroup ipotizza un recupero fino a 570.
Diversi analisti hanno sottolineato come il comparto bancario europeo, in rialzo di oltre 40% da inizio anno, sia maturo per una correzione. Le valutazioni elevate e i rischi per la stabilità finanziaria tornano al centro del dibattito. La presidente dell’FMI Kristalina Georgieva ha lanciato un allarme sul credito non bancario, in linea con l’avvertimento di Jamie Dimon (JP Morgan) sui rischi nel mercato del private credit (Guardian). La Bank of England ha segnalato vulnerabilità simili, evidenziando eccessi di valutazione legati agli investimenti in intelligenza artificiale e l’aumento dei default aziendali, che potrebbero mettere sotto pressione la resilienza del sistema bancario. Staremo a vedere, ma nel frattempo questa settimana ricorre il terzo anniversario del bull market!
Tornano i timori sul credito?
Negli Stati Uniti, i listini hanno chiuso venerdì in modo misto ma sopra i minimi di giornata: Dow +0,52%, S&P 500 +0,53%, Nasdaq +0,52%, Russell 2000 -0,60%. La seduta ha recuperato parte della debolezza di giovedì, quando erano emersi nuovi timori sul credito dei bancari regionali. Nonostante ciò, l’S&P 500 e il Nasdaq hanno archiviato la settimana in territorio positivo.
Il titolo KRX, indice delle banche regionali, è sceso del 6% ai minimi da quattro mesi, penalizzato dalle notizie su Zions Bancorp e Western Alliance, entrambe alle prese con sofferenze su prestiti commerciali. Gli investitori hanno inoltre reagito alle notizie del fallimento del lender auto subprime Tricolor e del produttore di componenti First Brands, che hanno alimentato i timori di un effetto contagio. Le parole concilianti del presidente Donald Trump sulla riduzione dei dazi verso la Cina hanno contribuito a contenere le vendite, pur senza cambiare il sentiment di fondo.
Il mercato resta focalizzato sul rischio di credit crunch e sulla possibilità che i problemi emersi nei prestiti regionali si estendano a tutto il comparto. Al contempo, la solidità dei consumi e la prospettiva di ulteriori tagli dei tassi Fed continuano a sostenere gli indici principali.
Le radici della crisi nei prestiti immobiliari commerciali
Il nuovo campanello d’allarme sul credito statunitense ha origine nel fallimento di una società immobiliare californiana, la MOM CA Investco di Newport Beach, che ha chiesto la protezione del tribunale fallimentare a febbraio. Secondo documenti depositati in tribunale, Zions Bancorp aveva concesso oltre $60 milioni di prestiti garantiti da 16 immobili, ritenendo di essere il primo creditore in caso di insolvenza. Tuttavia, la liquidazione degli asset ha rivelato che altri istituti vantavano priorità di rimborso. Una situazione analoga ha colpito Western Alliance, alimentando dubbi sulla trasparenza del sistema di garanzie.
Il contesto richiama le tensioni già viste con il crollo di First Brands e Tricolor Holdings, che hanno messo in luce fragilità diffuse nella catena del credito privato. Come ha osservato Jamie Dimon, l’era del capitale “senza limiti” potrebbe essere giunta al termine. Una brusca frenata del credito, nel comparto bancario come in quello non bancario, rischia ora di rappresentare la prossima minaccia per la stabilità finanziaria globale, in un quadro già reso complesso da tassi elevati, bassa crescita e eccessi speculativi in alcuni segmenti di mercato.