Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Il vero coraggio è mantenere la calma quando intorno tutto vacilla.» (Winston Churchill)
Le borse europee hanno chiuso la prima seduta della settimana senza una direzione precisa: STOXX 600 invariato, FTSE 100 invariato, DAX +0,1%, CAC -1,3%, FTSE Mib -0,26%. Il mercato ha risentito delle tensioni politiche francesi, che hanno nuovamente catalizzato l’attenzione degli investitori. Il premier Sébastien Lecornu si è dimesso appena un giorno dopo aver presentato il nuovo esecutivo. Diciotto i ministri nominati, ma ben dodici provenivano dal precedente governo Bayrou, suscitando diffuse critiche per la mancanza di rinnovamento. La permanenza di figure chiave ha alimentato il malcontento interno e la rivolta dei Repubblicani, che ha infine portato alla caduta del governo in tempi record. Il ministro delle Finanze Roland Lescure, già titolare del portafoglio dell’Industria, ha tentato di rassicurare i mercati, ma il danno d’immagine è stato immediato. Il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e nuove elezioni, mentre la sinistra ha invocato le dimissioni del presidente Macron. Le reazioni sui mercati sono state immediate: i rendimenti dei titoli francesi sono balzati, portando lo spread con i Bund tedeschi a 84 punti base, il massimo da gennaio (Bloomberg) e sopra il livello dei BTP Italiani. L’euro si è indebolito e la Borsa di Parigi ha sottoperformato rispetto agli altri listini europei, accentuando il senso di paralisi politica nel Paese. In questo contesto l’Italia mostra invece grande stabilità con il nuovo successo del Governo alla elezioni amministrative.
Le case d’investimento vedono segnali positivi per l’Europa
Malgrado la crisi politica, alcune banche d’affari restano fiduciose sull’eurozona. J.P. Morgan ha alzato il giudizio sulle azioni europee a “overweight”, segnalando un miglior rapporto rischio/rendimento dopo mesi di consolidamento. Secondo la banca, lo Stoxx Europe 600 ha trascorso oltre sette mesi in una fase laterale che ha ridotto le posizioni speculative e reso le valutazioni più attraenti. Tra i catalizzatori indicati figurano possibili stimoli fiscali in Germania, il miglioramento delle condizioni di credito grazie ai tagli dei tassi della BCE, e i benefici indiretti della ripresa cinese, che si stanno estendendo oltre i titoli minerari, favorendo anche manifattura e beni industriali. Male invece il lusso anche per effetto della crisi politica in Francia. Morningstar ha condiviso un’analisi simile, sottolineando come il contesto macro in Europa sia in graduale miglioramento, con inflazione sotto controllo e tassi di deposito BCE al 2%. Tassi più bassi, osserva la società, offrono sostegno sia alle imprese che ai consumatori, e gli effetti positivi dovrebbero intensificarsi nei prossimi mesi.
A Wall Street il rally prosegue con nuovi massimi storici
Negli Stati Uniti, la seduta di lunedì è stata positiva ma priva di grandi spunti: Dow -0,14%, S&P 500 +0,36%, Nasdaq +0,71%, Russell 2000 +0,41%. Gli indici S&P, Nasdaq e Russell 2000 hanno tutti registrato nuovi massimi storici. I titoli tecnologici sono rimasti il principale motore: Tesla ha guidato i rialzi, seguita da Microsoft e Alphabet. Il mercato ha trovato supporto nella combinazione di Fed più accomodante, economia solida e volatilità contenuta. Sul fronte macro, la prospettiva di tagli dei tassi resta il principale driver, con la narrativa di un rallentamento occupazionale temporaneo che continua a prevalere. Tra i temi più discussi anche l’AI trade, i progetti di fusione e acquisizione e le aspettative per la stagione delle trimestrali, che inizierà il 14 ottobre con le grandi banche. Gli analisti stimano per il terzo trimestre una crescita degli utili dell’8%, sostenuta da capex elevati nel settore AI, resilienza dei consumi e strategie di mitigazione tariffaria. Sul fronte politico, la minaccia di shutdown governativo continua a essere percepita come un rischio contenuto, anche se la sua prolungata durata potrebbe accentuare le preoccupazioni sul lavoro e i costi dei beni di consumo legati ai nuovi dazi.