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Insights 26 Set 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Nel breve periodo il mercato è una macchina per votare, nel lungo periodo è una bilancia» (Benjamin Graham)

L’appetito per il rischio è tornato cauto, complice il raffreddamento delle attese su tagli dei tassi USA dopo una serie di dati che hanno ribadito la resilienza dell’economia statunitense. Su questo sfondo è arrivata l’ennesima ondata di tariffe: il presidente Trump ha annunciato nuovi dazi in vigore dal 1° ottobre, con un’aliquota al 100% sui farmaci di marca per i produttori senza cantieri aperti negli Stati Uniti e nuovi prelievi su mobili da cucina, arredi imbottiti, camion pesanti e bagni.

Per i listini europei, giornata di ieri è stata di monitoraggio più che di direzione, anche perché non è ancora chiaro se i nuovi dazi si sommeranno a regimi nazionali esistenti o se le economie con accordi, come l’Unione Europea, godranno di esenzioni. In parallelo, Bruxelles prepara tariffe dal 25 al 50% sull’acciaio cinese per difendere l’industria domestica, mentre la NATO discute una “muro di droni” contro le minacce russe. Nel Regno Unito, la politica aggiunge rumore: emergono nuove fratture nel Labour, con Starmer sotto pressione e il nome di Burnham che circola come alternativa.

Stati Uniti, Fed divisa e valutazioni tese

La lettura americana resta sfaccettata. Da un lato, il via libera esecutivo allo spostamento delle attività USA di TikTok verso proprietari statunitensi, con il via libera riferito di Xi Jinping, aggiunge un tassello alla de-risking strategy, dall’altro il tema centrale resta la Federal Reserve. Miran ha messo sul tavolo l’ipotesi di tagli da 50 punti base, sostenendo che la politica monetaria sia troppo restrittiva e che serva agire proattivamente. Schmid della Fed di Kansas City ha definito l’ultimo taglio un atto di gestione del rischio in presenza di fragilità occupazionale, con una posizione solo leggermente restrittiva ritenuta appropriata. Goolsbee a Chicago ha riaperto alla possibilità di nuove riduzioni se inflazione e occupazione resteranno cooperative, pur ammonendo contro il front-loading. Bowman e Daly hanno insistito sulla fragilità del lavoro come argomento per un allentamento misurato. L’effetto combinato di toni divergenti e dati solidi ha ridotto la probabilità di due ulteriori tagli entro fine anno a circa 60%, in calo da 82% la scorsa settimana secondo le metriche di mercato. In borsa, le valutazioni elevate restano un tappo naturale all’upside e alimentano l’idea che senza catalizzatori l’inerzia possa prevalere portando a una correzione dei listini.

Geopolitica, deterrenza e ambiguità

Il fronte est-ovest torna a scaldarsi. Diplomatici europei hanno avvertito il Cremlino che ulteriori violazioni dello spazio aereo della NATO riceveranno una risposta “a piena forza”, fino all’abbattimento di velivoli russi, dopo l’incursione di tre MiG-31 sopra l’Estonia. Mosca nega, ma a Bruxelles cresce il timore che l’eventuale escalation non passi da un attacco convenzionale bensì da operazioni ibride, fra cyberattacchi e sabotaggi, calibrate per massimizzare l’ambiguità politica. Nel frattempo, il dossier commerciale resta intrecciato alla sicurezza: l’Europa valuta contromisure, Washington amplia l’uso dei dazi come leva negoziale, e gli investitori si ritrovano a prezzare un equilibrio mobile in cui politica monetaria, politica commerciale e rischio geopolitico si condizionano a vicenda. Il rally di fine anno è in discussione?