Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Il problema dell’umanità è che gli uomini intelligenti sono pieni di dubbi, mentre gli stupidi sono pieni di certezze.” (Bertrand Russell)
I mercati azionari europei hanno chiuso la seduta di venerdì poco mossi: STOXX 600 (0,1%), FTSE 100 (0,1%), DAX (0,1%), CAC (0,1%), FTSE Mib invariato.
A dominare il dibattito sono stati i segnali divergenti provenienti dalla Banca Centrale Europea. Il governatore portoghese Centeno, in uscita, ha avvertito che l’inflazione 2028 potrebbe rimanere al di sotto del target del 2%, sottolineando i rischi al ribasso legati alle tensioni commerciali e all’apprezzamento dell’euro (Bloomberg). Posizione in linea con quella del “colomba” Rehn, ma in contrasto con il vicepresidente de Guindos, che ritiene i rischi bilanciati, e con il presidente della Bundesbank Nagel, che si è detto fiducioso sulla stabilità dei prezzi.
In una nota, Société Générale prevede che l’inflazione headline scenda fino all’1,4% entro l’inizio del 2026, grazie a una crescita salariale più moderata, guadagni di produttività e costi energetici in calo, con il Brent visto a $50 al barile entro fine 2026. Le stime di crescita del PIL sono dell’1,4% per quest’anno e dell’1,1% per il prossimo, trainate da consumi resilienti e da un mercato immobiliare in stabilizzazione, nonostante l’impatto stimato dello 0,37% del PIL dalle tariffe statunitensi.
Sul fronte di politica monetaria, la banca centrale francese prevede un solo taglio finale da 25 punti base a 1,75% nel primo trimestre 2026, in concomitanza con una fase temporanea di debolezza dell’inflazione che rischierebbe di disancorare le aspettative. La stessa nota prevede inoltre deficit in crescita fino al 3,5% del PIL entro il 2026, con la Germania pronta a sfruttare margini fiscali per sostenere l’economia. Dal 2027, però, le pressioni inflattive dovrebbero riprendere, spinte da demografia e stimoli fiscali.
Per confronto, JPMorgan e Morgan Stanley collocano il prossimo taglio a dicembre, mentre UBS ipotizza una BCE in pausa per un periodo prolungato.
Wall Street su nuovi massimi storici
Negli Stati Uniti, i listini hanno archiviato la giornata di venerdì in rialzo: Dow Jones +0,37%, S&P 500 +0,49%, Nasdaq +0,72%, mentre il Russell 2000 ha perso lo 0,77%. Nonostante l’ampiezza negativa, l’S&P 500 e il Nasdaq hanno chiuso a nuovi massimi storici, sostenuti dalla forza del comparto big tech, con Tesla e Apple tra i leader di giornata.,
Il clima è rimasto tranquillo, senza driver di mercato di rilievo, complice la scadenza tecnica delle opzioni (quad witching). L’attenzione degli investitori resta puntata sulla ripresa del ciclo di allentamento della Federal Reserve, su dati macro più solidi, in particolare vendite al dettaglio e richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, e sulla resilienza della narrativa legata all’intelligenza artificiale.
I tori trovano sostegno nell’idea che il mercato abbia imboccato la “via di minor resistenza” verso l’alto, con ribassi superficiali e la logica del “run it hot” a dominare. In vista della stagione delle trimestrali del terzo trimestre, cresce l’attenzione verso il recupero dell’earnings revision breadth.
Sul fronte opposto, gli orsi sottolineano le complicazioni della politica Fed, valutazioni azionarie elevate, la concorrenza della Cina sull’IA, le difficoltà del settore immobiliare e i venti contrari dal commercio internazionale.
Fed, prospettive di ulteriori tagli
Il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha dichiarato di sostenere la decisione della banca centrale di tagliare i tassi questa settimana, anticipando altri due interventi nel corso dell’anno.
La riduzione di 25 punti base, la prima da dicembre, è stata giustificata con la necessità di sostenere un mercato del lavoro fragile. Kashkari ha descritto questa e le prossime mosse come una forma di “assicurazione” contro un peggioramento marcato dell’occupazione, mentre le dinamiche inflattive restano in secondo piano.
Al termine di una settimana dominata dalle attese sulla Fed, le borse hanno registrato nuovi record storici, con le prospettive di ulteriori tagli ai tassi che rafforzano l’outlook sugli utili societari.