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Insights 8 Ago 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

La vera politica è prevedere l’imprevedibile.” (Charles-Maurice de Talleyrand)

La politicizzazione della Fed è una mina per i mercati. I mercati azionari europei hanno chiuso positivamente la seduta di giovedì, anche se ben al di sotto dei massimi intraday: STOXX 600 +0,9%, FTSE 100 -0,5%, DAX +1,1%, CAC +1%, FTSE Mib +0,93%, confermandosi saldamente sopra quota 40.000 punti. Gli operatori hanno accolto con favore il carve-out sui dazi USA al 100% sui semiconduttori, che esclude dal provvedimento le aziende con impianti produttivi negli Stati Uniti o piani d’investimento attivi sul territorio. Tuttavia, restano incertezze sui criteri di ammissibilità alla deroga, ancora in fase di definizione. Nel frattempo, il presidente Trump ha imposto un ulteriore dazio del +25% sull’India, portando il totale al 50%, come risposta agli acquisti di greggio russo da parte di Nuova Delhi. Nessuna esclusione, al momento, per la Cina, che rischia sanzioni secondarie per motivazioni analoghe. A livello macroeconomico, i riflettori si sono spostati sulla Bank of England, che ha tagliato i tassi al 4%, in linea con le attese, ma con un voto spaccato (5-4) che apre alla possibilità di una pausa nel ciclo di allentamento. Il bollettino della BCE ha evidenziato un quadro di rallentamento delle pressioni inflattive e della dinamica salariale, mentre dalla Germania sono arrivati dati contrastanti: produzione industriale fiacca, ma contrazione delle esportazioni più contenuta del previsto.

Da Jerome a Christopher

Negli Stati Uniti, il focus si concentra sulla Federal Reserve, con la seduta di giovedì che ha visto un andamento misto a Wall Street: Dow -0,51%, S&P 500 -0,08%, Nasdaq +0,35%, Russell 2000 -0,29%. Nonostante la giornata negativa, i listini restano in positivo su base settimanale. Secondo fonti Bloomberg, il governatore Christopher Waller è il frontrunner per la successione di Jerome Powell, con l’appoggio dei consiglieri economici di Trump. Apprezzato per la sua apertura a decisioni sui tassi basate su previsioni forward-looking, Waller ha votato recentemente contro il mantenimento dell’attuale livello dei tassi, sottolineando segnali di indebolimento del mercato del lavoro. Restano in lizza anche Kevin Warsh e Kevin Hassett, ma Trump non ha ancora incontrato personalmente Waller. Parallelamente, la Casa Bianca si prepara a nominare Stephen Miran, attuale presidente del Council of Economic Advisers, come governatore temporaneo fino al termine del mandato di Adriana Kugler, in scadenza l’8 agosto. Una scelta che solleva dubbi sulla credibilità della Fed, considerata la brevità dell’incarico e l’esplicita volontà presidenziale di plasmare una banca centrale “allineata” ai propri obiettivi.

I dazi fanno rima con inflazione?

Il tema dell’inflazione da dazi torna prepotentemente al centro del dibattito. Il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, ha dichiarato che gli effetti delle tariffe non saranno transitori, ma dureranno almeno 6-12 mesi, alimentando una nuova ondata inflattiva. Ha inoltre sottolineato che il deludente rapporto occupazionale di luglio ha spinto la Fed verso una maggiore attenzione al mandato sull’occupazione, modificando l’approccio di policy. Di conseguenza, il mercato sta ricalibrando le aspettative: aumentano le probabilità di tagli più aggressivi entro la fine del 2025. In parallelo, cresce l’attesa per la nomina del prossimo presidente della Fed e per le ripercussioni strutturali che tale decisione potrebbe avere su inflazione, tassi e fiducia nei mercati. Come ha avvertito l’economista Derek Tang, una nomina politicizzata , anche se temporanea, potrebbe disancorare la parte lunga della curva dei Treasury e innescare aspettative inflattive persistenti. In gioco non c’è solo la direzione della politica monetaria, ma la credibilità stessa della banca centrale.

Il Punto sul Mercato va in vacanza. Ci rivediamo lunedì 25 agosto!