Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi” (Cesare Pavese)
Il pessimismo torna a dominare i mercati? La seduta di mercoledì ha visto un arretramento diffuso: STOXX 600 –0,6 %, FTSE 100 –0,1 %, DAX –0,2 %, CAC 40 –0,6 %, FTSE Mib –0,4 % sempre sotto la soglia psicologica dei 40 000 punti. Gli operatori hanno guardato con apprensione al confronto doganale: dopo le minacce di Trump di applicare dal 1 agosto un dazio “blanket” del 30% su merci europee e messicane, Bruxelles ha risposto ventilando contromisure su €72 miliardi di beni statunitensi. Il rimbalzo di martedì è stato quindi archiviato come un segnale di possibile eccesso di complacency: la sensazione che la volatilità resti compressa mentre il rischio reale sale. Sul tavolo europeo è arrivata intanto la bozza di bilancio pluriannuale 2028-2034: €1,98 trilioni, massimo storico, €589,6 miliardi dedicati a competitività, prosperità e sicurezza (di cui €450,5 per il nuovo fondo sulla competitività) e ancora €293,7 miliardi alla Politica Agricola Comune. La Commissione prevede inoltre di gestire rimborsi Covid da €25 miliardi l’anno dal 2028. Il commissario McGrath ha parlato di “circostanze eccezionali” e di “due anni di negoziato duro” prima dell’approvazione unanime entro il 2027.
Panico da Powell
Negli Stati Uniti gli indici hanno chiuso al rialzo: Dow +0,53 %, S&P 500 +0,32 %, Nasdaq +0,25 %, Russell 2000 +1,06 %, recuperando la debolezza di martedì, ma con una partecipazione di mercato ancora sbilanciata sui big. I fari restano puntati sulla Federal Reserve dopo un’altra giornata di indiscrezioni: prima le voci di un licenziamento imminente di Jerome Powell hanno colpito il dollaro, poi il presidente ha chiarito che la rimozione “è altamente improbabile”! salvo frodi nei costi di ristrutturazione del palazzo Fed. La riunione programmata tra la House Financial Services e Powell, che avrebbe dovuto riaffermare l’indipendenza della banca centrale, è stata però cancellata, alimentando nuove speculazioni. Sul fronte macro, il CPI di giugno ha mostrato un headline +0,3 % m/m (+2,7 % a/a), in linea con le attese, mentre il core +0,2 % ha battuto il consenso (0,3%). Le componenti auto nuove/usate e airfares hanno contribuito alla sorpresa ribassista; l’inflazione shelter rallenta a +0,2 %. L’Empire State Index di luglio è tornato in positivo a +5,5 (consenso –11,5), con ordini in ripresa. Nel frattempo, la diplomazia atlantica registra un accordo di principio tra Trump e la NATO per armare l’Ucraina con fondi diretti dei singoli membri: pochi dettagli, ma sufficiente a riaccendere il dibattito sull’orientamento della Casa Bianca, dopo che fonti riservate hanno rivelato pressioni di Trump su Zelenskyj per colpire Mosca.
Nvidia ritrova la Cina
Sul versante societario, Nvidia ha annunciato di aver ottenuto dalla Casa Bianca il via libera a riprendere le vendite del chip H20 in Cina; il progetto include anche il nuovo RTX PRO dedicato a Pechino. Il semaforo verde giunge poche settimane dopo l’incontro fra Jensen Huang e Trump e ribalta una stretta che aveva già causato una svalutazione da $4,5 miliardi nel primo trimestre e stimato un impatto di $8 miliardi di ricavi persi a trimestre. La notizia, letta come sigillo a un possibile accordo “chips-for-rare-earths”, offre respiro non solo a Nvidia ma anche ai competitor penalizzati dalle stesse restrizioni, alimentando attese di espansione dei multipli tech. Nel comparto finanziario, JPMorgan, Wells Fargo e Citigroup hanno pubblicato utili superiori al consensus, trainati da non-interest income (trading FICC e investment banking in testa), ma tutti hanno deluso sul margine di interesse: pressioni sul costo della raccolta, e guidance riviste al ribasso o solo marginalmente al rialzo. Il comparto, reduce da un rally del 14% nel secondo trimestre, affronta ora una soglia di aspettative più elevata. Il tema margini, unito ai dubbi regolatori sul leverage, si conferma il vero crocevia della seconda parte dell’anno.