Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Ogni alba ha i suoi dubbi” (Alda Merini)
La settimana dei dazi. A pochi giorni dalla scadenza imposta dall’amministrazione Trump del 9 luglio, l’Unione Europea e gli Stati Uniti accelerano i negoziati per raggiungere un accordo di principio ad alto livello, evitando così l’entrata in vigore di nuovi e pesanti dazi del 50% su prodotti europei del valore di circa €380 miliardi annui. Secondo quanto riportato dal Guardian, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha riconosciuto giovedì che raggiungere un’intesa commerciale globale nel termine dei 90 giorni è ormai impossibile, considerando l’ampiezza della relazione economica tra i due blocchi (€1.500 miliardi). Bruxelles starebbe così cercando di definire un accordo più limitato sul modello già adottato con il Regno Unito e il Vietnam, che prevedono rispettivamente tariffe del 10% e del 20%. Il Commissario europeo per il Commercio, Šefčovič, ha incontrato a Washington il Segretario al Tesoro statunitense Bessent, con ulteriori colloqui previsti anche con il Segretario al Commercio Lutnick e il Rappresentante Commerciale Greer. Secondo fonti diplomatiche europee, Bruxelles sarebbe disposta ad accettare un livello di dazi generalizzato del 10%, cercando però contemporaneamente riduzioni mirate su settori strategici come l’acciaio (50%) e le componenti automotive (25%). Gli analisti di Goldman Sachs stimano che un’intesa di base con il mantenimento degli attuali livelli tariffari, limitando eventuali ritorsioni europee, comporterebbe una riduzione del PIL europeo pari allo 0,6%, mentre un accordo più completo e duraturo potrebbe limitare tale impatto allo 0,2%. Al contrario, una completa rottura dei negoziati potrebbe tradursi in perdite economiche tra lo 0,9% e l’1,4% del PIL. Questi negoziati rappresentano dunque una prova cruciale per la tenuta dei rapporti economici transatlantici sotto la pressione della strategia commerciale aggressiva voluta da Trump.
USA, via libera definitivo della Camera al piano fiscale di Trump
Giovedì scorso (venerdì Borse chiuse per festività nazionale), la Camera dei Rappresentanti ha approvato con una maggioranza risicata (218-214) il pacchetto fiscale fortemente voluto dal presidente Trump, soprannominato “Big, Beautiful Bill“. Il provvedimento è stato firmato ufficialmente da Trump nella cerimonia di venerdì pomeriggio alla Casa Bianca (ore 22:00 italiane). Hanno votato contro tutti i Democratici, affiancati dai repubblicani Massie (Kentucky) e Fitzpatrick (Pennsylvania). Il presidente della Camera, Johnson, è riuscito a superare la resistenza dei conservatori interni che minacciavano di affossare il provvedimento, anche se non sono chiare le concessioni fatte per assicurarsi i loro voti decisivi. Ricordiamo che l’opposizione interna era legata soprattutto all’aumento del debito e del deficit federale, nonché ai più profondi tagli al Medicaid e al compromesso sulle deduzioni fiscali (SALT), stabilite ora a 40.000 dollari ma destinate a tornare ai precedenti 10.000 dollari entro cinque anni. Secondo gli analisti, dal punto di vista dei mercati l’estensione dei tagli fiscali introdotti da Trump nel 2017 rappresenta uno stimolo positivo nel breve termine per l’azionario statunitense. Restano però forti preoccupazioni a lungo termine riguardo la sostenibilità del debito federale americano: secondo il Congressional Budget Office (CBO), la versione finale del pacchetto farà lievitare il debito pubblico di 3.300 miliardi di dollari in dieci anni.
IA e robotica, così UBS vede la soluzione all’invecchiamento globale
Mentre l’invecchiamento demografico mette sotto pressione la forza lavoro globale, secondo UBS l’innovazione tecnologica guidata da intelligenza artificiale e robotica umanoide potrebbe compensare significativamente questa carenza occupazionale, che altrimenti potrebbe costare fino a $10 trilioni di PIL perso entro il 2030. UBS evidenzia in particolare l’utilizzo di robot umanoidi capaci di svolgere attività semplici e ripetitive, come previsto dal progetto Optimus di Tesla, che potrebbero presto essere introdotti in settori come fabbriche, logistica e ristorazione. Modelli più evoluti potrebbero essere destinati anche a compiti decisionali o assistenziali in ambito sanitario e domestico. In ambito medico, la robotica chirurgica è già in fase di forte espansione, con un tasso di crescita annuo del 36%. Parallelamente, l’IA è sempre più impiegata nello sviluppo dei farmaci, nella diagnostica precoce e nell’analisi di biomarcatori e dati genomici, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e la salute nella terza età (quello che UBS definisce “healthspan“). In definitiva, UBS sottolinea che una più ampia integrazione tra intelligenza artificiale e robotica non solo potrebbe sostenere la produttività economica globale, ma ridefinire radicalmente le infrastrutture e la gestione delle società con popolazioni sempre più anziane.