Il punto sul mercato di Integrae SIM

“I mercati si nutrono di aspettative più che di certezze. Il difficile sta nel prevedere quando cambieranno.” (George Soros)
I listini azionari dipendono dai banchieri. Chiusura prevalentemente positiva mercoledì per i listini europei, in una seduta dominata ancora da temi monetari e politici: STOXX 600 +0,2%, FTSE 100 -0,1%, DAX +0,5%, CAC 40 +1%, FTSE Mib +0,57%. L’attenzione resta alta sulle dichiarazioni dei banchieri centrali al forum annuale della BCE a Sintra, in Portogallo. Mentre il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito un atteggiamento attendista senza sorprese, tra gli esponenti della BCE prevale un cauto ottimismo per una possibile riduzione dei tassi a settembre, pur senza impegni definitivi. Intanto, il governatore della Bank of England, Andrew Bailey, ha confermato la prospettiva di un calo dei tassi, evidenziando però come l’inflazione resti ancora ostinatamente elevata nonostante i primi segnali di raffreddamento nel mercato del lavoro britannico. Dal fronte politico americano è arrivata la notizia attesa della definitiva approvazione in Senato del maxi-piano fiscale repubblicano, il cosiddetto “One Big Beautiful Bill“, ora atteso per il passaggio decisivo alla Camera. Bene il settore bancario europeo (+29% da inizio anno), che beneficia di robusti risultati e vivace attività di M&A, mentre l’energia ha trovato slancio dopo l’eliminazione dalla legge fiscale USA di una contestata tassa sulle rinnovabili.
Wall Street da record, ma cresce tensione sul voto fiscale alla Camera
Ancora una seduta positiva a Wall Street, con l’S&P 500 e il Nasdaq capaci di toccare nuovi massimi storici: Dow Jones -0,02%, S&P 500 +0,47%, Nasdaq +0,94%, Russell 2000 +1,31%. La giornata è trascorsa senza grandi scossoni, ma con un’interessante rotazione settoriale: in recupero alcuni dei grandi titoli tecnologici che avevano mostrato debolezza nella seduta precedente, mentre il fattore momentum ha continuato a perdere slancio. Sul fronte macroeconomico, il dato deludente sull’occupazione privata (ADP) ha aumentato l’attesa per il rapporto cruciale sui nonfarm payrolls che uscirà oggi. Tuttavia, il dato non ha spostato in modo sostanziale le aspettative degli investitori circa la tempistica del primo taglio dei tassi da parte della Fed. Grande attenzione rimane sul maxi-pacchetto fiscale del presidente Trump, ora alla prova decisiva della Camera dopo il via libera del Senato. Nonostante l’ottimismo diffuso, crescono i dubbi sulla possibilità di rispettare la scadenza autoimposta del 4 luglio per l’approvazione finale. Il deputato repubblicano Massie sostiene infatti di avere voti sufficienti per bloccare la legge, complici dissensi interni al partito sulle modifiche introdotte dal Senato, oltre a problemi logistici per diversi parlamentari a raggiungere Washington in tempo per la votazione finale. Poco movimento sul fronte commerciale, fatta eccezione per l’annuncio di Trump di un accordo con il Vietnam basato su una tariffa generale del 20% e del 40% sulle merci oggetto di triangolazioni.
Oggi test cruciale dal mercato del lavoro, Fed sotto osservazione
L’attenzione degli investitori oggi è rivolta al rapporto sul mercato del lavoro USA di giugno, con i dati sui nonfarm payrolls attesi per le 14:30 italiane. Le stime indicano una possibile frenata nella creazione di nuovi posti di lavoro a circa 115 mila unità, rispetto ai 139 mila di maggio, con il tasso di disoccupazione previsto in lieve rialzo al 4,3%, valore più alto da ottobre 2021. Gli analisti segnalano diversi fattori che potrebbero influenzare negativamente il dato: il persistente rialzo delle richieste di disoccupazione, la debolezza delle assunzioni rilevata dai recenti indici come l’ISM manifatturiero, il rallentamento nel settore dei servizi dopo il Memorial Day e l’impatto dell’immigrazione. Un elemento che potrebbe ulteriormente pesare sono le revisioni al ribasso dei dati dei mesi precedenti, spesso significative negli ultimi anni. Questi numeri saranno decisivi per orientare le prossime scelte della Fed, in un momento delicato per la politica monetaria americana. Ieri gli economisti di Goldman Sachs hanno anticipato a settembre la data prevista per il primo taglio dei tassi d’interesse, proprio in virtù dei crescenti segnali di debolezza del mercato del lavoro. La prudenza ribadita da Powell a Sintra resta quindi in primo piano, ma i dati odierni potrebbero imprimere una svolta alle attese di mercato, in un contesto in cui la pressione politica per una Fed più accomodante rimane particolarmente forte.